Dopo l'uscita del pluridecorato "Smash" il nome della band californiana era acclamato (quasi) da chiunque, ed era riuscito, grazie ad un riffing micidiale e ad un approccio senza compromessi, nella difficilissima impresa di mettere d'accordo molti punk rockers e diversi metal-kids. Dopo, il diluvio. Corrotti dal (bastardo) dio denaro, pupi nelle mani dei loro discografici, gli Offspring si sono gettati a capofitto nel precipizio dell'effimero successo commerciale: asserviti alla necessità dell'hit da classifica a tutti i costi, da un lato, persi nella sistematica ripetizione dei medesimi schemi compositivi, dall'altro, la band californiana ha da tempo inesorabilmente imboccato il viale del tramonto.
Questo "Greatest Hits", adesso, si rivela utile soprattutto per rimarcare l'andamento della loro parabola artistica e per confrontare l'urgenza espressiva dei brani più risalenti ed autentici con l'imbarazzante pochezza dei singoli più recenti e ruffiani: esemplificativa in tal senso "Pretty Fly (For a White Guy)", ovvero l'ideale colonna sonora per il compleanno di una ragazzina dodicenne con le treccine e l'apparecchio per i denti. Possiamo infine notare come i primi due album della loro discografia, l'omonimo ed "Ignition", vengano completamente ignorati da questa raccolta, mentre vengono acclusi due (trascurabili) inediti, il brano d'apertura ed il remix (bah?) di chiusura. Il punto focale, però, è sempre il medesimo: degli Offspring, in fin dei conti, non ce ne può fregare di meno.

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