Consigli per l'ascolto: ascoltare "Smash" (classe 1994) per la prima volta può risultare un'esperienza assolutamente traumatica, parlando nel senso più positivo del termine. Per renderci conto del salto di qualità che gli Offspring fanno con questo disco, è consigliabile ascoltare di seguito "Ignition" (che già era un buon disco, con diverse tracce degne di note, prima su tutti "Kick him when he's down") suo predecessore, poi "Smash". In questo modo ci si può rendere facilmente conto dell'incredibile e stupefacente illuminazione (che accompagnerà i californiani in misura sempre minore fino a "Splinter") che il giovane gruppo ha avuto, presentandoci 14 canzoni (compresa l'intro) tutte in grado di emozionarci. Quindi sedetevi con calma sul divano, fatevi trasportare dalle atmosfere "cupe" di "Ignition" per poi lanciarvi in un forsennato ascolto di uno dei più bei dischi degli anni '90-'2000.
Il disco: risulta difficile parlare di "Smash" senzafare un percorso "traccia per traccia", in quanto ognuna meriterebbe un discorso a sé. Cercherò quindi di trattare la caratteristiche principali di questo "piatto di merda" e tirare le somme il più velocemente possibile.
Se si ha una minima idea del "valore energetico" [battuta necessaria] delle traccie presenti nel disco, potrebbe risultare una vera sofferenza l'intro "Time to Relax", in cui una calda voce di incita a metterci comodi e a rilassarci (se, sti' cazzi); dall'intro in poi si potrebbe suddividere il disco in due parti principali, anche solo per comodità descrittiva: la traccie nel disco sono distribuite equamente, anche se nella prima parte emergono tre brani principali: "Nitro [Youth Energy]", la prima vera traccia del disco, ad alto potenziale dstruttivo; "Bad Habit" cantata da un isterico Dexter e dall'intro di basso delirante; "Genocide" con uno, a parer mio, dei migliori ritornelli che siano mai stati scritti.
Con le tracce "Gotta get away", "Something to Believe in" e "Come out and Play (keep 'em separated)", l'attenzione dell'ascolto non cala, esse ti sanno intrannere in maniera ottimale e trasportarti nelle atmosefera ideale per intraprendere l'ascolto della "seconda parte" del disco.
Si parte con "Self Esteem" dove Dexter ancora una volta denuncia la sudditanza maschile nei confronti del "gentil sesso": il brano si apre con un intro a cappella ancora una volta (guarda caso) sfiorante il delirio musicale. Il brano, dai toni più rilassati (si fa per dire) confronto ai pezzi precenti e seguenti, è no dei migliori del disco. "It'll be a long Time" è una di quelle traccie che non può mancare in un disco degli Offspring: ritmi alti per tutta la durata e ritornello che sembra studiato appositamente per scatenare l'ascoltatore. Si apre ora quella che io definisco la parte finale del disco: tre brani di breve durata e dai toni frenetici come "Killboy Powerhead", "What happened to you", "So alone" lasciano l'ascoltatore interdetto e nostalgico. Il disco si conclude con "Not the One", forse la traccia peggiore del disco (se di peggiore si può parlare; sarebbe sicuramente il miglior brano della discografia di un qualsiasi gruppetto nato ispirandosi a questo disco); e "Smash", perfetta conclusione di un capolavoro che seppur la poca sostanza commerciale presentata, viene venduto più di 11 milioni di volte in tutto il mondo, infrangendo il record di vendite da parte di un'etichetta indipendente, quale è tutt'ora la "Epitaph".
N.B: la traccia "Smash" si conclude con poche parole dette dalla calda voce che abbiamo sentito in "Time to Relax", seguite da un intro di chitarra che poi sarà lo stesso intro che sentiremo in "Change the World" traccia conclusiva di "Ixnay on the Hombre".
"Smash" rappresenta una traccia obbligata del Punk americano degli anni '90, da sentire assolutamente, che il genere piaccia o meno. Il disco si trasforma in un capolavoro musicalmente indelebile; e chissà se nel 1994, tre ragazzi sbronzi e un bidello avrebbero creduto di diventare una delle band più conosciute nel mondo..
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