Il giorno é esattamente questo, l'anno é il 1994; "Dookie" é uscito soltanto da due mesi, ma é già costato ai Green Day la defenestrazione dal 924 di Gilman Street. Mentre gli appassionati di musica alternativa di tutto il mondo stanno ancora asciugandosi gli occhi in seguito alla tragica perdita di Kurt Cobain, la Epitaph Records di Mr.Brett Gurewitz rilascia "Smash" dei The Offspring.
Costato appena 20.000 dollari, il terzo episodio discografico per Dexter Holland e soci diventerà la pubblicazione di una label indipendente più venduta nella storia della musica, record tuttora imbattuto.
Come una colata di resina che il tempo trasforma in ambra, questo disco fa compagnia ad altri 4-5 titoli che hanno cristallizzato un momento preciso della vita di chi lo ha amato. I ragazzi della mia generazione ricorderanno sicuramente l'odore di gel impregnato nel casco, i tentativi maldestri di imparare a stare in piedi su uno skate, le occhiate perplesse da parte delle ragazze, la curiosità nei confronti di quelle che già allora avevano scelto di abbracciare look ed attitudine alternativi, ma per qualche ragione non è tutto lì.
Perché non si può dire che fosse loro intenzione, ma con "Self Esteem" i The Offspring ufficiano il commiato del grunge dalle charts internazionali. Anche per questo sarebbe stato interessante essere un teenager di allora per capirne l'impatto nell'imeddiato.
Quel che é certo é che queste 14 canzoni oggi continuano ad avere perfettamente senso. I riffs arabeggianti di Noodles, gli hooks di Greg Kriesel e le galoppate di Ron Welty sono cosa nota, ogni coro é un classico, ma trent'anni dopo tutto colpisce ancora più duro, se possibile: la doppietta iniziale "Nitro"-"Bad Habits" é la risposta emblematica alla domanda "ma a 36 anni ancora in fissa col punk? Non é normale, dai..."
Io non lo so, finché il mondo và così é sempre un giorno buono per ascoltare il punk-rock, ed é sempre un giorno buono per ascoltare "Smash".
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