Gli Only Ones? Ma chi, quelli troppo punk per gli hippie e troppo hippie per i punk? Quelli di «Another Girl, Another Planet»? Indovinato, proprio quelli.

Luoghi comuni sentiti e risentiti così tante volte da indurre assuefazione, ma comunque insidiosi in quanto pretesto per liquidare in due parole uno dei gruppi più meritevoli, partoriti dalla scena inglese di fine '70.

E poiché i luoghi comuni esistono solo per essere smentiti, non mi tiro indietro.

Gli Only Ones suonano troppo punk per gli hippie e troppo hippie per i punk. Si dice che non può piacere all'hippie, che ancora sogna la California e girovaga sperduto alla ricerca di cannoni da riempire con fiori, un gruppo che lo esorta a farla finita («Why Don't You Kill Yourself») o arma la mano di una fanciulla, e quell'ingrata invece che fiori ti spara contro proiettili che stendono al suolo e lasciano stecchiti («Baby's Got A Gun»); meno che mai può piacere al punk un gruppo che non attacca mai con uan-ciu-tri-for, che è in grado di suonare accordi maggiori e minori oltre ai soliti power chords e che non si vergogna ad ostentare assoli nei propri brani. Ma tutto questo prova solo l'esistenza di hippie e punk che il cervello l'hanno spedito al macero in una passata generazione, allo stesso modo di chi contesta la svolta elettrica di Bob Dylan o «London Calling».

Gli Only Ones hanno scritto solo un grande brano. Per inciso, il brano in questione è «Another Girl, Another Planet» e basta da solo a mandare in castigo il 90% delle band indie- alt-chissàcosa sulla scena da vent'anni a questa parte. Ma «Another Girl, Another Planet» non è soltanto un brano all'apparenza innocuo e dall'innegabile potenziale commerciale, è ben di più, un po' come «Love Will Tear Us Apart» ma al contempo diverso: come «Love Will Tear Us Apart», in quanto brano che anticipa ed incarna nel migliore dei modi l'estetica wave; diverso da «Love Will Tear Us Apart», perché chi ha conosciuto i Joy Division grazie a quel brano epocale, poi si è innamorato di «Decades», «Heart And Soul» «Disorder» ... mentre gli Only Ones sembrano esistere solo per «Another Girl, Another Planet», alla stregua di un qualsiasi one-hit-group.

Ma non c'è torto peggiore per chi, come Peter Perrett (voce e chitarra), John Perry (chitarra), Alan Mair (basso) e Mike Kellie (batteria), di grandi canzoni ne ha scritte a bizzeffe, e lo testimoniano tre album in studio molto belli pubblicati tra il 1978 ed il 1980 - l'omonimo esordio, «Even Serpents Shine» e «Baby's Got A Gun» - e questo live che funge da compendio di una storia breve ma intensa, nonché da ideale punto di partenza per muoversi ad esplorare l'universo degli Only Ones.

C'è stato un tempo in cui pubblicare un live era un riconoscimento alla carriera, una parata di classici animati e rinvigoriti dal contatto con il pubblico, al di fuori del pur sempre freddo contesto dello studio di registrazione. Qualcosa di difficilmente comprensibile, oggi che a qualunque mentecatto è consentito sfornare dischi dal vivo al ritmo di una catena di montaggio e che il live è degenerato ad emblema dell'insulsaggine della moribonda industria discografica.

«Live» degli Only Ones è testimonianza preziosa dei bei tempi andati, contundente super alcolico distillato artigianalmente goccia dopo goccia, poche delle quali sono sufficienti ad inebriare sin dal primo assaggio. E dopo la sbornia, ti risvegli con il rammarico che le buone sensazioni non siano rimaste al tuo fianco per qualche momento ancora; e che peccato che questo disco non sia doppio.

Da «Trouble In The World» a «Me & My Shadow», passando attraverso le splendide «Lovers Of Today», «Miles From Nowhere» e «City Of Fun», gli Only Ones non sono mai stati così vicini al punk, complici due chitarre distorte ed imbevute d'acido, una sezione ritmica secca, concisa e marziale, e la voce strascicata di Perrett che per tutta la durata del disco arranca tra spigolose asperità new wave, solo raramente distendendosi in illusorie oasi di serenità memori della migliore tradizione (power) pop.

Quella che segue è la cronistoria del viaggio, tappa dopo tappa, per chi voglia affrontarlo.

Lato A: Trouble In The World / Programme / The Beast / Lovers Of Today / Why Don't You Kill Yourself / No Peace For The Wicked / As My Wife Says

Lato B: Miles From Nowhere / The Big Sleep / Another Girl, Another Planet / City Of Fun / Me & My Shadow

Chi si è ferito con queste dodici schegge lo ha già compreso, che gli Only Ones sono andati ben oltre «Another Girl, Another Planet»; resta solo da sfatare il mito che suonino troppo punk per gli hippie e troppo hippie per i punk (a scanso di equivoci, i punk dovrebbero essere quelli sul palco, gli hippie quelli sotto il palco).

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