In questo contesto, Alex Paterson dà vita al suo progetto musicale che più che un gruppo è un'alleanza tra DJ che fanno musica: prima, sul finire degli anni '80, assieme a Jimmy Cauty dei KLF, poi col tecnico di studio Kris Weston, Thrash per gli amici. Il duo Paterson-Thrash produce due album nel 1991 e 1992 che restano i lavori migliori degli Orb. Il secondo di questi album, "U.F.Orb", esce nel luglio 1992 e schizza al n. 1 delle classifiche inglesi.
La rivoluzione è cominciata: gli Orb si impongono con i loro lavori pubblicati da una piccola etichetta indipendente. Un caso? No, perché gli Orb interpretano la situazione e inventano un genere musicale, il chill out: dal ritmo opprimente della house si passa all'ambient house, dove elettronica e campionamenti in dosi massicce convivono in brani lunghissimi in perpetua evoluzione. "U.F.Orb" quindi è un capolavoro sia da un punto di vista sociologico che musicale: perché è il riflesso dei tempi in cui è nato, e per l'uso innovativo dell'elettronica che va oltre il fine pratico per cui è nata la musica chill out.
Suddiviso in sei tracce più una breve conclusione, l'album è un continuum che per 74 minuti rovescia sull'ascoltatore il suo carico visionario: si parte con un'esperienza extra corporale, "O.O.B.E" (sigla di out-of-body experience), si avvista un corpo celeste non identificato ("U.F.Orb"), per arrivare nella stanza blu della base Wright-Patterson dell'aviazione americana ("Blue Room"), dove qualcuno mormora siano conservate prove dell'esistenza degli Ufo, c'è infine il tempo per fare incontri ravvicinati ("Close Encounters"): con gli Orb, E.T. è tra noi.
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