Cosa succede quando nel Regno Unito un genere musicale comincia a prendere piede? Ovviamente tutti lo seguono, con risultati più o meno riusciti. Stiamo parlando del post-punk. Prima vennero i The Libertines, poi a ruota The Others, Razorlight, Futurheads, Art Brut, The Rakes, poi si sciolsero i The Libertines e nacquero i mediocri Babyshambles. In ultimo vennero i loro amici The Paddingtons, rigorosamente con il “The” davanti al nome. Quasi tutti questi nomi hanno realizzato cose buone e meno buone, restando comunque nei limiti della decenza. Tra questi si possono annoverare anche i Paddingtons, rock’n’ roll band del Nord Est inglese dal cantante Tom Paddington con la voce molto simile a tratti a quella di Nikola Sarcevic dei Millencolin. Collaborazione molto importante inoltre quella di un certo Owen Morris, produttore di Definitely Maybe, il primo capolavoro della carriera degli Oasis.

Poco più di mezz’ora trascinante, coinvolgente e graffiante, ma senza molta originalità. Già dall’attacco di "Some Old Girls" sembra di masticare la stessa pasta mangiata negli ultimi anni (vedi nomi citati sopra). Il tutto suona sì già sentito, ma è un già sentito piacevole, godibile, ascoltabile. Così come i recentissimi The Rakes, i Paddingtons seguono il filone post-punk tanto caro alla stampa inglese (NME su tutti), pronta a incensare ogni “ next big thing” appena uscita da uno scantinato britannico. Ascoltando "First Come First", "Worse For Wear" e la splendida "Panic Attack " (in cui sembra veramente di sentire il singer dei Millencolin) ci si rende conto che questi signori Paddingtons meritano più attenzione di quanto la stampa del Regno Unito stia dedicando all’uscita del debutto dei Babyshambles, di gran lunga sotto la sufficienza. Brani quasi tutti dal ritmo abbastanza sostenuto, senza particolari cali di ritmo, come nella migliore tradizione post-punk. E nella migliore tradizione post-punk, il disco dura appena 33 minuti.

Non so se tra dieci anni li ricorderemo ancora, non so se realizzeranno uno, due o dieci dischi, l’unica cosa certa è che questo "First Comes First" è un disco che merita attenzione, nonostante . Il resto ce lo dirà il tempo, come sempre d’altronde. In fondo, con le band emergenti (soprattutto osannate dall’ NME) mettere la mano sul fuoco non conviene. Si rischiano pesanti scottature.

Carico i commenti...  con calma