The Pentangle - Solomon's Seal 1972
Dopo il capolavoro "Cruel Sister" e il buon "Reflection", i Pentangle lasciano la Transatlantic per approdare alla Reprise : il primo album sarà questo "Solomon's Seal" del '72. Ma in questo periodo, inziano anche dei contrasti all'interno del gruppo, che porteranno ad inevitabili tensioni finanche allo scioglimento: i cinque si riuniranno nuovamente nei primi anni '80, ma in realtà, dopo l'esperienza dei Pentangle, daranno vita a singole carriere.
Una nota: pare che i master tapes di questo "Solomon's Seal" siano andati perduti e almeno fino a non molto tempo fa, del disco non se ne trovava ristampa su cd. Adesso pare sia uscita una versione per la Sanctuary Record.
La formazione è quella classica dei Pentangle, con i bravissimi Bert Jansch e John Renbourn alle chitarre, Terry Cox alla batteria, Danny Thompson al contrabbasso e la splendida voce di Jacqui McShee.
L'album si lega al meraviglioso "Cruel Sister" nell'uso di strumenti "diversi" da quelli utilizzati nel folk più tradizionale: sitar, chitarre elettriche, armonica a bocca.
Il disco si apre con un pezzo cantato da John Renbourn , "Sally Free And Easy"di Cyril Tawney : subito echeggia la voce di Jacqui McShee, che ci da un piccolo assaggio delle sue qualità. Il brano ha in incedere lento, quasi blueseggiante nei fraseggi di chitarra elettrica.
Con il secondo pezzo, il tradizionale "The Cherry Tree Carol" si entra nel suono "Pentangle" classico, con il contrabbasso dal suono cavernoso ma elegante, le chitarre perfettamente arrangiate tra loro e la splendida voce della McShee che rende il brano molto particolare.
"The Snows" ha un introduzione con chitarre e sitar, molto suggestiva e naturale: lo strumento "esotico" bene si lega con le "tradizionali" sei corde e con il flauto. Ci si tuffa quindi nella atmosfera medioevale di "High Germany", anche esso brano della tradizione. La voce è sempre eccezionale, il tessuto sonoro è molto particolare, uno dei momenti più tradizionali del disco.
"People On The Highway" è un brano della band, le prime battute riportano alla Sandy Denny dell'album "Fotheringay", ma l'originalità della voce di Jacqui MacShee non è mai in discussione. Il brano si ascolta piacevolmente, le voci si legano bene, i suoni di chitarra elettrica con tremolo danno una sensazione di rilassatezza generale.
A questo punto, arriva il capolavoro del disco e sicuramente uno dei momenti più significative della carriera della band: la ballata tradizionale "Willy O'Winsbury". Il giudizio verso gli altri brani del disco verrà inevitabilmente sminuito dopo aver ascoltato questo "diamante". Il testo, è a metà strada tra fiaba e leggenda. Qui la voce della McShee si "fa" flauto, struggente, dolce e malinconica, l'arrangiamento delle chitarre è elegantemente perfetto, un timido flauto duetta senza mai essere invadente con la voce, il contrabbasso da solidità e profondità. E poi la splendida melodia, antica e moderna, che strofa dopo strofa si apprezza sempre di più. Non ci si stanca ad ascolare questa canzone.
Si ritorna ai Pentangle autori con "No Love is Sorrow", brano dal classico sound, sempre ben suonata e "Jump Baby Jump", brano un po' più solare e dove alla tradizione europea si legano elementi del folk americano. Belli i suoni e le armonie delle chitarre acustiche, come i soli. Anche qui, i Fotheringay ritornano alla mente.
Il disco si chiude con la tradizione di "Lady Of Carlisle", arricchita dalle caratteristiche del gruppo: l'armonia, fondamentalmente basata su un accordo, è impreziosita dai cori, da una indovinata chitarra elettrica con wah e da ricami con l'armonica. Bel pezzo.
Sarà non facile reperire questo album, ma agli amanti del genere, agli amanti dei Pentangle e soprattutto agli amanti della buona musica, non posso che consigliarne l'ascolto.
Carico i commenti... con calma