"Red Roses for Me" è l'album di esordio dei Pogues, formazione irlandese guidata dal genio alcolico di Shane MacGowan che verrà ricordata per il suo approccio assolutamente nuovo alla musica folk, caratterizzato dalla volontà di mischiarne le sonorità tradizionali con altre decisamente più moderne: risultato, un folk non purissimo ma non per questo meno sentito e appassionato.

Siamo nel 1984 e la rivoluzione punk, il cui momento di massimo furore è già trascorso da alcuni anni, ha lasciato i suoi segni indelebili sul giovane MacGowan (che in quegli anni si trovava proprio in Inghilterra), che decide così di portare nella sua band l'irriverenza e la voglia di rompere gli schemi tipiche di gruppi come Sex Pistols e, soprattutto, Clash, da riuscire però a far convivere con il genere più popolare nella loro Irlanda.

Questo album introduce il discorso musicale che i Pogues porteranno poi avanti nella loro tutto sommato breve carriera, caratterizzata dall'addio in corsa proprio di Shane, quasi completamente annichilito dall'alcolismo. Vi possiamo trovare classici della tradizione popolare irlandese ("Poor Paddy", "Waxie's Dargle"), riproposti in una nuova veste e ottimi brani composti dalla band come l'introduttiva "Transmetropolitan", la gradevole strumentale "Battle of Brisbane" e "Streams of Whiskey", nella quale il leader del gruppo sogna di incontrare il grande scrittore Brendan Behan. Ed è proprio da una poesia composta da quest'ultimo che nasce il capolavoro del disco, "The Auld Triangle": una ballata straordinaria che riesce a farci vivere quell'atmosfera magica che solo l'Irlanda può offrire.

In conclusione, un buonissimo disco da parte di una band che nel corso degli anni '80 ha saputo ritagliarsi un posticino nella storia della musica.

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