Quando uscì, nel 1978, venne stroncato in vari modi: "grezzo", "dischetto", "poca roba". Anche Copeland lo ha denigrato con affetto, come si vede nel VHS "The Police: the Video": "All'inizio le nostre canzoni erano trucchi di due accordi".

Pur rispettando l'opinione del grande batterista, giudicare "Outlandos" dal punto di vista tecnico non è l'approccio giusto. La forza e l'impatto emozionale di questo "dischetto" sono assolutamente devastanti. Poco importa il numero di accordi, davanti a brani che, volenti o nolenti, rimangono nella testa dopo averli ascoltati la prima volta. Dal punto di vista della "memorabilità", "Outlandos" ha davvero qualcosa di miracoloso.

Le canzoni di quest'album hanno quasi tutte la stessa struttura. Furia punk (movimento al quale i Police furono sempre debitori) immersa in splendide melodie Pop (davvero degne dei Beatles e dei REM) che la voce tendente al falsetto di Sting rende ancora più belle - per molti più brutte a dire il vero -,  chitarra che fa da supporto quanto serve con geniali contrappunti, batteria fantasiosa, crescendo esplosivo prima di un ritornello memorabile che ripete il titolo del brano. "Canzonette". Sì, ma avercene di canzonette così oggi: "Roxanne" (che se fosse stata pubblicata tre anni prima, avrebbe senz'altro fatto parte della colonna sonora di "Taxi Driver", perché sembra proprio di sentire Travis che cerca di redimere Iris), "Can't Stand Losing You" (con un bel cambio prima del ritornello), "Born in the 50s" (con uno Sting davvero in spolvero), "Truth Hits Everybody" (tra le più sottovalutate del repertorio), "Next to You" (un intro perfetto), "Peanuts".

Su tutte, svetta il capolavoro: "So Lonely", un mix di reggae che ruba gli accordi a "No Woman, No Cry" (come Sting ha confessato in un'intervista), e punk, nobilitato dai contrappunti psichedelici di Summers e chiuso dall'urlo da brividi di Sting (che canta una storia personale), completato dal meraviglioso assolo di batteria di Copeland. Un finale che non ci si stanca mai di ascoltare - e di suonare. Poteva essere il gran finale del disco. I Police se ne accorgeranno con gli anni, quando diventerà il gran finale dei loro concerti.

"Hole in My Life" - forse il brano di maggiore spessore, visto il testo intimista e disperato - non ha l'impatto dei precedenti. Ma nella versione live, dove i poliziotti avevano davvero pochi rivali (andate a vedere il "Synchronicity Concert"), il brano nasceva a vita nuova e diventava un gioiellino.

Non tutto è oro ovviamente: "Be My Girl - Sally" (dedicata ad ... una bambola gonfiabile) se la potevano risparmiare. Il brano finale "Masoko Tanga" è una jam session tremendamente noiosa, un pezzo che stona così tanto nell'album da sembrare formaggio sopra il pesce.

Il disco è una frustata. Per questa energia doveva chiamarsi "Police Brutality". Poi si decise di chiamarlo "Outlandos", mix delle parole "Outlaw - Commandos" (commando fuorilegge). Ovviamente "Dell'amore". Un modo perfetto per apparire, contemporaneamente, punk e bravi ragazzi. Sono stati furbetti, ma li perdoniamo.

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