Curiosamente, a tutt'oggi su DeBaser mancano delle recensioni sui Pretenders di Chrissie Hynde, gruppo che, soprattutto nei primi anni '80 e prima di essere dimezzato dalla scomparsa di due dei membri fondatori (il chitarrista James Honeyman Scott ed il bassista Pete Farndon), è stato autore dei belle pagine di pop rock, probabilmente sottovalutate in mezzo mondo, ed in Italia in particolare.
La musica del gruppo statunitense (ma inglese "d'adozione), guidato dalla inconfondibile voce della sua cantante, deriva in egual misura dal pop inglese di fine anni '60 (Kinks su tutti... la Hynde fu anche moglie di Ray Davies, prima di accoppiarsi con Kerr dei Simple Minds), dal folk rock alla Byrds (soprattutto nel jingle jangle delle chitarre), e da certa new wave (specie per quanto attiene alla sezione ritmica ed al freddo dinamismo che, talvolta, caratterizza le canzoni del quartetto).
Per certi aspetti i Pretenders recuperano le radici beat rock nella confusione dei primi anni '80, cercando di rifondare il genere proprio partendo dalle sue origini, effettuando, nel versante relativo alla musica bianca, quello che i Talking Heads, anche grazie all'aiuto del mentore Eno, facevano nel versante relativo alla musica nera. Uno stile, dunque, eclettico e ben bilanciato, in cui spicca l'interplay fra i quattro membri del gruppo, all'insegna di un equilibrio compositivo ed esecutivo piuttosto raro a trovarsi.
Limite, ed al contempo, pregio fondamentale del gruppo, oltre alle travagliate vicende che portarono all'allontanamento ed alla morte di chitarrista e bassista è, forse, proprio quello di non aver trovato la sponda di un Eno, o di altri produttori di analogo lignaggio: il che, da un lato, ha segnato la ripetitività del genere dei Pretenders - confinato in un pop-rock che strizza l'occhio al mainstream -, dall'altro conferma l'immagine di un gruppo genuino, semplice e schietto, con un suono riconoscibile ed appassionato, lontano dalle elucubrazioni di altri gruppi del calderone new wave.
In questa antologia trovate, a mio parere, il meglio del gruppo, con una serie di canzoni (su tutte "Brass in Pocket", "Human", "2000 Miles", "Middle of the Road") che non stancano facilmente e che non rivelano mai delle cadute di tono - cosa rara anche per i best off -, mettendo bene in luce la grazia e lo stile dei Pretenders.
Altro non v'è da aggiungere, meglio essere semplici come semplice, è, al dunque, la proposta musicale di Hynde e soci.
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