Questo disco parla di locali fumosi sui docks, sporchi e decadenti come le figure dei loro frequentatori. Parla di vite vissute sul filo di un rasoio. Di serate alcoliche tra vibranti pulsioni sessuali e zuffe accese per un qualche dimenticato motivo. Questo disco racconta di porte cigolanti che si aprono e si chiudono dinnanzi a questi ennesimi perdenti del rock’n’roll.
Eppure all’inizio degli anni novanta i Quireboys hanno ottenuto il loro breve ed effimero momento di notorietà, scalando le chart del Regno Unito e intraprendendo tour di supporto a grossi calibri come Guns’n’Roses e Soundgarden. Ma come disse nonmiricordochi “in cima ad ogni vetta si è sull'orlo di un abisso”. Saranno le vertigini o più semplicemente un’ispirazione mai più ripetuta, resta il fatto che il gruppo è presto ritornato ai propri polverosi bassifondi. Non è comunque da tutti lasciare dei lavori così onesti e coinvolgenti come “A Bit of What You Fancy”. Per carità, non parlerò di gioiello in questo caso. Trattasi di semplice bigiotteria. Ma di quella che riesce sempre a catturarci per qualche inspiegabile ragione.
Una musica da scorrere tutta di un sorso, come whiskey appena uscito dalla botte. Puro rock’n’roll divertente e scanzonato, specchio dell’energia ed incoscienza della gioventù, condito da un generoso bicchiere di blues. Quel rock’n’roll vibrante e rumoroso come un martello pneumatico, che rimanda alle solite vecchie pietre che rotolano. Chi ha vissuto quegli anni probabilmente si ricorderà di Spike, il leader dei Quireboys. Se non per il singolare nome, probabilmente per le immancabili e colorite bandane. Spero invece ci sia anche qualcuno che come me lo ricorda per la sua voce calda e passionale. Quell’ugola roca e grintosa che tanto ricorda il Rod Stewart dei bei tempi andati.
Cosa altro dire di questo disco? Dodici canzoni che invitano a ballare, a vivere la vita per quello che è. Con le loro atmosfere calde ed eccitanti, che sanno riscaldare i cuori più impavidi. E a quelli che odiano il track-by-track vorrei descrivere il piano saltellante e gli ululati alcolici del trascinante singolo "7'o clock". Oppure le emozionanti ballate da pomiciata con qualsiasi essere dalla parvenza femminile come “I Don’t Love You Anymore” e “Roses and Rings”. E ancora i pigri ed efficaci riff di chitarra e quei ritornelli ruffiani da canticchiare al culmine di una delirante sbronza di “There She Goes Again” e “Hey You”. E qui mi fermo. Se vi ho incuriosito o al contrario vi ho fatto incazzare con la kappa, allora adesso potete pure scaricare l’adrenalina con “A Bit of What You Fancy”.
Non attaccatevi alla bottiglia però, ci sono altri modi per arrivare all’anima delle cose. La musica è uno di questi.
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