Vissuti per un bel po'all'ombra del gigante Franz Ferdinand, i londinesi Rakes giungono finalmente al secondo album a due anni esatti di distanza dall'acerbo esordio "Capture/Release".

"Ten New Messages" è un balzo in avanti impressionante!

Nonostante l'overdose mediatica della cosiddetta nuova "British invasion" abbia quasi esaurito i suoi effetti, i Rakes con questo nuovo lavoro dimostrano di saper creare un impasto sonoro fatto di melodie accattivanti, giri di basso intriganti e chitarrone "wave" dilaganti, superando di gran lunga lo spirito ‘modaiolo' di molte band del genere (Editors, gli stessi Franz Ferdinand, i Killers e molti altri) e confezionando dieci canzoni belle dalla prima all'ultima.

L'inizio mozzafiato di "The World Was A Mess But His Hair Was Perfect" (titolo delizioso) sembra riportarci al periodo più fervido e creativo degli anni 80 tra Cure, Gang Of Four, The Sound e altre delizie; poi "Little Superstitions" accattivante e furbetta, non può lasciare indifferente, col suo gusto agrodolce a metà tra una "Sunday Morning" e una "She's My Best Friend" dei Velvet Underground; e poi "We Danced Together" pimpante e ritmata con un basso pulsante che sembra prender vita dalle casse, "Down With Moonlight" singolone killer perfetto per club post-wave (altro che "Do You Want To") e "When Tom Cruise Cries", con reminiscenze dei migliori Psychedelic Furs. Non c'è un brano di questi dieci che sia da buttare, anzi la fiammante sequenza delle tracce invita alla fine a un inevitabile e dovuto riascolto.

Per carità i Rakes non hanno inventato nulla di nuovo. Non sono i Radiohead, non hanno la folle genialità dei Sigur Ròs o degli Arcade Fire, ma riescono a suonare da Dio quella new-wave che ci ha cullato e che ci accompagnerà sempre nel progredire della musica negli anni a venire.

Una menzione alla splendida copertina che riporta dei simboli dell'alfabeto Morse, corrispondenti alle lettere del titolo e del nome della band. Uno stile grafico tipico dei primi album dei New Order. Toh! Guarda caso!!!

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