Ricordate "Outshined", ruggente pezzo dei Soungarden periodo "Badmotorfinger"? Chris Cornell si sintonizzava argutamente sulla montante onda dei Nirvana trovando una metafora da comunicatore sociale alla Barack Obama:  "I'm looking California and feeling Minnesota". Quella è la percezione che si ha dello stato di Minneapolis negli USA. Come stupirsi del resto? Città gelida e anodina, isolata dal resto d'America se non fosse per il Mississipi, e che si estende in una sterminata e spettrale suburbia caratterizzata da anonime villette in serie. Alla "American Beauty", tanto per intenderci.

Fa tenerezza immaginarsi l'adolescente Paul Westerberg sul cancello di una queste casette, dai cui porticati si contemplano tramonti odiosi e senza speranza. Sgattaiolando lesto per evitare di portar fuori la monnezza e raggiungere quei tre reietti con cui farà vibrare Minneapolis di un torrido punk and roll: i fratelli Stinson e Chris Mars. Si chiamano Impediments, ma dopo essere stati cacciati da un locale per esser saliti sul palco completamente ubriachi prima di un concerto, mutano la ragione sociale in Replacements. Inizia così quella che ha tutti i crismi di una favola.

"Sorry Ma, forgot to take out the trash" è il debutto sulla lunga distanza dei Mats: uno degli apici dell'hardcore americano. Siamo nel 1981, agli albori di un decennio reaganiano che tanti kids attraverseranno aggrappandosi alle canzoni di Paul. Pur palesando qualche intuibile ingenuità tipica degli esordi, vi si trovano diciotto inni generazionali di sfrenata vitalità, compressi dalla resa a tutta velocità e dalla vibrante voce di Westerberg. La cui scrittura è già sicura nel descrivere i mille sotterfugi e gli umori di un "teenage angst" reso con freschezza e felice abbondanza di immagini e circostanze in autentiche schegge quali "I'm in trouble", "Raised in the city", "More cigarettes", "Hangin' downtown" o "Don't ask why".

Ma è un lavoro più sfaccettato di quanto risulti a un primo ascolto, e si capisce perché il gruppo non rimarrà a lungo intrappolato nella pur fiorente scena hardcore cittadina. Un equivoco ha sempre circondato del resto i primi Mats: che fossero una band hardcore tout court, o peggio, meri epigoni dei concittadini Husker Du. Certo, la band di "Land Speed Record" è un'influenza dichiarata: il punk acido e supersonico di "Something to du"  tra questi solchi è un chiaro omaggio a Mould e Hart. Ma Ramones e New York Dolls sono stati altrettanto decisivi, così come l'hard seventies di Kiss e Black Sabbath che attanaglia i rocciosi assoli di Bob Stinson. E su tutto affiora già la capacità di coniugare le asperità sature di elettricità e le prime tentazioni melodiche di Westerberg, all'insegna del recupero della tradizione cantautoriale americana, come in "Love you till Friday", "Shiftless when Idle" e "Johnny's gonna die".

Proprio questi ultimi due pezzi fanno capire l'immenso potenziale dei quattro vagabondi, il cui leader allora ha 20 anni e il più giovane addirittura 15. "Shiftless when Idle" esplode con un'innocenza byrdsiana impetuosa che la rende un classico power pop, con quel gustoso bridge na-na-na e un assolo affilato di Stinson che imprime il rovente disprezzo degli Eighties. E che dire del testo, che immortala la filosofia spiccia di una gioventù abbandonata a sé stessa: "I ain't got no idols/ I ain't got much taste/ I'm shiftless when I'm idle/ And I got time to waste".

"Johnny's gonna die" è invece una toccante e feroce cronaca di una morte annunciata per Johnny Thunders, resa con dolente piglio blues. Westerberg fotografa con sconvolgente lucidità il più tragico dei circoli viziosi dello show business, alternando giudizi al vetriolo ( "He's got friends without no guts, friends that never ache") a sublimi immagini maturate sotto il plumbeo cielo di Minneapolis ("And New York City, I guess it's cool when it's dark/ There's only one way Johnny you can leave your mark, and Johnny's gonna die").

Un brano che a posteriori suonerà come una maledizione per il suo autore. L'ago inghiottirà non solo il vecchio Johnny, ma anche Bob Stinson. Proprio lui, l'anima della band, il teppista buono che aveva insegnato al fratellastro Tommy i fondamentali del basso per tirarlo fuori dalla strada. Incapace di dire addio alla propria vita sregolata col gruppo ormai arrivato alle porte di quella gloria sempre sognata da Westerberg, e perciò giubilato. Fino a quando nel 1995 sarà ritrovato esanime, con una siringa al suo fianco, in uno squallido appartamento di Minneapolis, Minnesota. Le favole rock il lieto fine raramente lo tengono in serbono. E se c'è, diffidate gente: è quasi sempre farlocco.

Carico i commenti...  con calma