Nonostante sin dai loro esordi la musica dei Rolling Stones sia sempre stata dominata da influenze nere, questo è forse il loro album più "nero" dai tempi in cui i cinque interpretavano travolgenti re-make di brani di Chuck Berry , Solomon Burke e Sam Cocke. Dall'inizio alla fine di Black And Blue, gli Stones fanno un'accurata ricognizione del funky negro da New York a Kingston e come dimostra "Hot Stuff", talvolta entrambe le culture etniche si scontrano in una bizzarra collisione. Il gruppo cavalca un riff ripetitivo in chiave disco, mentre quel grande spaccone di Jegger farfuglia la sua personale interpretazione dello scherzoso talkover giamaicano. Comunque sia, la minacciosa posizione che gli Stones assumono in questo e altri brani non è sicuramente quella di certe punte della vuota generazione di strada, bensì quella di baldanzosi Sweet Macks , sfoggianti scarpe di coccodrillo con tacco alto, pieghe dei pantaloni affilate come rasoi e diamanti rosa delle dimensioni di un uovo di piccione: Gentiluomini Professionisti del Tempo Libero. Sicuro Hot Stuff e l'insidiosa Hey Negrita potrebbero ben rappresentare il tipo di ballabile brutalizzato che Le Jardin suona fino a farvi sanguinare i piedi e orecchie, ma questi due brani non richiedono un missaggio alla Tom Moulton per essere alla moda. Al contrario questo disco è un esperiemnto di stile in cui gli Stone riaffermano le loro origini, integrandovi gli elementi più grezzi del Salsa e del Fatback funk.
Ad ogni modo, ci sono momenti in cui l'interpretazione è buona ma il risultato è debole. La Cherry Oh Baby di Eric Donaldson, ad esempio, è un fallimento dovuto agli stessi motivi che fecero di Luxury uno dei brani di maggior successo di Its Only RNR. In verità gli Stones sono molto più abili nel ricreare uno stile particolare secondo le loro esigenze, che nel riprodurre una copia pari-pari. Come brano "obbligatorio" di reggae, Cherry Oh Baby non aggiunge altre frecce al loro arco.
In cerca di nuove ispirazioni nere, Billy Preston è preso per il colletto al punto da risultare l'ombra di Jagger in Melody, e insieme i due canticchiano questa perla di purissimo "polpettone" jazzato alla Uptown. Ad un livello puramente spontaneo , è senz'altro il brano migliore dell'album e, nonostante Preston faccia sentire la sua personalità qua e là, questo non va a discapito di gustosi fraseggi blues di Keith Richard o dell'abile drummig di Charlie Warrs, indubbiamente il maggior protagonista dell'album.
Degli otto lunghi brani, solo Hand Of Fate, con pregevole assolo di chitarra di Wayne Perkins, e Crazy Mama si avvicinano ai più tradizionali riffs degli Stones, anche se ridotti all'essenziale.
Memory Motel è il modo in cui Jagger preferisce cantare il blues; fatta con lo stesso stampo stilizzato da cui uscirono Moonlight Mile e If You Really Want To Be My Friend, si tratta di una canzone d'amore "sulla strada" di sette minuti, che vede Jagger, Richard e Preston alle tastiere con Perkins e Mandel alle chitarre.
Per finire Black And Blue non è forse l'album che la maggior parte degli aficionados si aspettava, anche perchè Mick Taylor se ne andato dopo cinque anni e se ne sente l'assenza. Gli Stones ne proveranno una manciata ma senza risultati eclatanti. Forse è il materiale che mostra troppe crepe di fantasia, troppa routine.
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