Prologo. Anno 1970, il più famoso gruppo di Liverpool nella storia si scioglie in seguito a varie vicissitudini (economiche e non). L'anno dopo, precisamente marzo 1971, la band che fu la principale "antagonista", negli anni Sessanta, di quel gruppo, fa uscire il suo capolavoro, "Sticky Fingers". Esattamente dieci anni dopo la storia tende a ripetersi: nel 1980 muore assassinato John Lennon, l'anima dei Beatles; agosto 1981, i Rolling sfornano il loro ultimo capolavoro, "Tattoo You". La coincidenza potrà sembrare forzata, ma forse neanche troppo.
"Tattoo You" è sicuramente il miglior lavoro degli Stones negli 80s, sia perché qui si ha del gran rock, pur inframezzato da qualche ballata, sia per il fatto che comunque i momenti migliori erano oramai alle spalle, ed i vecchi ragazzacci non lasceranno più il segno negli anni a venire.
Partenza al fulmicotone con "Start Me Up", singolo di facile presa costruito come nella migliore tradizione Stones su tre semplici accordi e con tutti gli strumenti quanto mai in evidenza, e con "Hang Fire", pezzo veloce dalla melodia semplice e al contempo azzeccatissima. Proseguendo, "Slave" è una delle hit che preferisco in assoluto. In essa sono raccolti quasi tutti gli standard che hanno fatto grande la band dei glimmer twins: il maestoso riff di chitarra, gli accordi blues, la misoginia ed i richiami sessuali di Jagger ("Do it, do it, do it..."), la grande prova dello stesso aiutato dai cori e da un grande Billy Preston all'organo e dal fido Bobby Keys al sax. Dopo "Little T + A", unica cantata da un vispo Richards, "Black Limousine", con performance jaggeriana all'armonica. "Neighbours" si fa notare soprattutto per l'intro urlato e per la grande energia che riesce a sprigionare, ma è nella parte finale del disco che i Rolling danno il meglio di sé: dolci ballate, "Worried About You", "Tops", "No Use In Crying" (scritta con Ron Wood), nelle quali risplendono i piani di Ian Stewart e di Preston, l'intermezzo semi-psichedelico di "Heaven" (davvero sembra di sentire Jagger e Richerds cantare da un altro mondo), e per finire la chiusura con la solare "Waiting On A Friend".
In sostanza, un gran bel disco, l'ultimo veramente degno di nota della quarantennale band inglese, dopo che i favolosi sixties e seventies li avevano consacrati come il miglior gruppo rock sulla terra.
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