L'EP d'esordio dei Rootworkers, "Attack, Blues, Release", è una rovente discesa lungo le sponde del Mississippi dei giorni nostri. Il quartetto marchigiano, infatti, ha saputo fondere magistralmente la tradizione del blues e del rock'n'roll con moderne sonorità e tecniche di produzione (al banco di regia Manuele Marani di Homeless Factory). Il suono che ne scaturisce è si fedele alla ruvidezza delle radici del genere, ma è anche fresco, accattivante e ricco di contaminazioni psichedeliche che portano i brani ad uno livello superiore. La scrittura delle canzoni è solida e mette in luce, in particolare, l'ottimo intreccio delle chitarre e, naturalmente, la voce. Questa, calda e mai sfacciata, si alterna tra versi ispirati al quotidiano (al lavoro in particolare, cliché del blues) e quelli più onirici ed introspettivi, che riescono a far crescere l'intensità emotiva del lavoro e si rivelano i più riusciti. Fin dal brano di apertura "Work All Day", l'ascoltatore viene trascinato dall'energia rock/blues cruda della band marchigiana. I riff di chitarra e il ritmo incalzante sono la pietra angolare del lavoro e li ritroviamo, prepotenti, anche nelle successive "Lonesome Boy" e, soprattutto, in "Dirty Ceiling". Quest'ultima, quinta traccia della tracklist, è stata scelta come singolo apripista dell'EP ed è possibile apprezzarne in rete un verace ed efficace videoclip. "The Woman I Love" parte come mid-tempo piuttosto classico (al limite dell'eccesso) dall'andamento sincopato, per poi 'sciogliersi' in un conturbante finale molto suggestivo in cui l'atmosfera si fa più strisciante e rarefatta, come se le chitarre si stessero lentamente liquefacendo al sole. Questa soluzione, inaspettata e dal considerevole fascino, è in grado di elevare l'intero brano. Si muovono su queste stesse coordinate "To Leave Nobody" ed "Another Night", evocative ballate psichedeliche. Tra i pezzi più intensi della scaletta, presentano esaltanti sfumature lisergiche (talvolta arricchite dal piano elettrico, come nella conclusiva "Another Night") e salvifiche visioni femminili. Nel complesso, "Attack, Blues, Release" è una prova convincente ed inebriante che mette in mostra l'energia e il feeling dei Rootworkers. Siamo pronti a scommettere che, se la loro personale ricerca all'interno della 'black music' proseguirà con curiosità e passione, dalle radici crescerà una pianta ancor più rigogliosa e capace di dare buonissimi frutti.
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