Quando uscì questo disco io non ero nato, non posso certo farmene una colpa, ma forse avrei potuto capire meglio come il fenomeno Ruts esplose e finì nel giro di pochi anni. Ora è semplice: solo una canzone denota il nome di questa band "Babylon's Burning", tutto il resto rimane in penombra. Forse snobbati da alcuni per il loro successo da Hit Parade, forse rimasti segnati come una sorta di Clash minori, i Ruts hanno avuto un successo da capogiro e la loro fama storica al giorno d'oggi non sempre viene ricordata. Diretti contro il razzismo, organizzarono diverse manifestazioni come "Rock Against Racism" restando particolarmente vicini alla classe operaia inglese. Parte del loro successo è dovuto dall'introduzione di brani reggae nelle loro scalette e da testi con tematiche forti, a volte incompresi, lame a doppio senso.

Dopo la sostanziosa vendita di singoli, i Ruts incidono il loro primo album: "The Crack". Completo e di spessore, maturo e privo di sciocchezze, disco da consacrare ricco di brani d'avanguardia. Anche se lontano dalle sonorità aspre e confusionali che caratterizzeranno il punk negli anni a venire, riesco a percepire un importante passo avanti verso l'impostazione musicale hardcore del futuro. Brani non eccessivamente lunghi, ricchi di sfaccettature e ben architettati. La parte chitarristica è variegata  alternano riff movimentati con accordi atmosferici senza spezzare la continuità musicale, evidentemente influenzati dalle sonorità jamaicane, fanno un grande uso ritmiche in levare rendendo tutto molto più orecchiabile e dinamico. Un punto forte della parte strumentale è il basso di Jennings; riempie quei spazi vuoti con un tocco quasi funkeggiante, rendendo il suo strumento la vera e propria spina dorsale della musica dei Ruts. La voce di Owen invece riesce a colpirci dall'interno, semplice ma presente, con un tono caldo rauco, esprime il messaggio della band grazie una personale sensibilità ribelle. Dei brani sono interamente di musica Reggae, ma attenzione "Jah War" o "Give Youth a Change" non sono fantasie provocatorie, ma messaggi pacifisti e di speranza sentiti di cuore che non potevano essere più efficaci se non così. Per quanto riguarda la registrazione devo dire che è perfetta. Ogni componente è stato collocato nel suo giusto spazio, nessuno invade il territorio altrui, ogni strumento è messo nella perfetta posizione in modo tale da rendere l'ascolto un vero e proprio piacere.

Nell'insieme non riuscirei mai a dire quale traccia di questo album è la migliore, ogni brano ha un suo punto forte, ogni brano ha una sua contaminazione, ogni brano è una testimonianza dell'attività musicale dei Ruts. Mi sembra troppo limitativo dire che in questo lavoro solo "Babylon's Burning" sia degna di nota, vorrei segnalare ad esempio "Savage Circe", "You Are Just a..." o "S.U.S.", comunque sia ripeto che tutte le canzoni hanno un carisma unico.

Owen morirà di overdose dopo poco tempo dall'uscita di questo album, peccato, sarei stato veramente curioso di ascoltare cosa sarebbe successo in futuro, le inutili reunion non riuscirono a fare strada. Con la mancanza di Owen i Ruts erano come una mosca senza ali.

L'album è una pietra miliare, poche parole, lo consiglio a qualsiasi appassionato di musica.

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