L'icona Andy Weatherall e il suo progetto "cult". Dopo l'esordio del 1993 con "Sabresonic", i Sabres Of Paradise fanno uscire il singolo che resterà storico nell'elettronica. Parliamo di "Smokebelch", altro inno che si unisce agli innumerevoli della scuola underground / old school.

Un sound non scontato, non ghettizzato o modaiolo, ma piuttosto pretenzioso. Si, perchè l'estro di Andy e soci sviluppa uno stream of consciousness sul quale si spazia alla grande con ghirigori e abbellimenti vari. Il set del trio è uno dei migliori del periodo. La trance è la base della loro concezione, ma una scala di piano che addolcisce il viaggio intrapeso dalle orecchie è il tocco di classe.

Quel pianoforte che ha immortalato l'elettronica Moby/Inner City/Underworld oriented.(Ve la ricordate "Children" di David Miles?) A parte techno/hardcore, è lo strumento, o meglio, la "voce" che impreziosisce nettamente tutti gli altri generi.

E lo ritroviamo immancabilmente a tessere l'andamento spaziale di "Smokebelch". Un brano che puoi remixare in dieci modi diversi ed ottenere sempre con risultati ottimi. E ce lo dimostra il remix di Holmes e il "Flute Mix".

La parte 1 contenente nell'esordio è la primigenia versione di questo excursus tra giungla e fantascienza. L'atmosfera è sempre surreale, pure nella parte 2, con quel mood pregno di chiaroscuri e lande mistiche che non lascia scampo.

Brezze marine si mischiano con Luna, stelle e nuvole. Il basso reverberato è qualcosa di sublime..neanche se avessero impiegato un set di archi e violini avrebbero ottenuto risultati migliori. E' un ritmo portante, "sospeso nell'incredibile" come avrebbero detto Le Orme..

E' qualcosa di spirituale, di divino. Non c'è l'oppressione guardinga del cyborg della parte 1.

Si tocca la beatitudine. Totalizzante.

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