Si può descrivere un album, "Lift Your Burdens High For This Is Where We Cross" appunto, che è un pugno in pieno petto? Si può parlare di un gruppo, i The Saddest Landscape, definendoli emo, quando tutti i giorni si è sommersi da immagini stereotipate ed MTVzzate che scaricano addosso al povero ascoltatore tonnellate di pop patinato spacciandolo per il tanto discusso e sovracitato genere? Ebbene proprio questo mi accingo a fare sperando, almeno in parte, di riuscirvi.

Il disco si apre dunque all'insegna della violenza, "The Fashion Magazines Have Succeeded", rende subito bene l'idea di cosa ci si deve aspettare da un lavoro di questo genere; la voce irrompe nelle orecchie con urla disperate tanto da sembrare sconnesse, il ritmo è frenetico, isterico finchè i riff tesi e vibranti non rallentano per lasciare posto all'infinita dolcezza di "A Statue Of A Girl (May 15th)", una piccola lacrima nel mare della desolazione, ("it was all just an effort to make sure i would notice you as if i wasnt watching your every move").

"Forty Four Sunsets" dove arpeggi lenti e compassati si intrecciano continuamente a vocalità sempre sull'orlo del collasso emotivo, collasso che in "Kiss Like A Miracle" è raggiunto e superato toccando l'apice di nervosismo e nevrosi sopportabili per poi decadere sfiorendo lentamente quando si giunge a "The Sixth Golden Ticket", in cui su lente e malinconiche note di chitarra, una batteria distante fatica a inserirsi, per poi travolgere la melodia con la consueta violenza e spegnersi improvvisamente lasciando il silenzio e una sola voce, un urlo che trema e tace.

"These are my dreams all comming true and i must have played that message one thousand times just to hear... just to hear...just to hear your voice before..before... i went... i went to sleep..."

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