Dopo aver scosso le già instabili fondamenta del rock settantasettino con l'irripetibile "(I'm) Stranded", i Saints di Brisbane, sedotti dal richiamo, lasciarono la natìa terra dei canguri per raggiungere la mecca del punk, nonchè vero e proprio ombelico del mondo durante l'anno-zero 1977. L'impatto che ebbe la Londra del no future, così lontana - fisicamente e non - dalle selvaggie e desolate lande australiane, con questi rozzi ed ingenui teppisti venuti d'oltreoceano fu traumatico. La nuova etichetta discografica cercò infatti di (s)venderli sfruttando commercialmente quello stereotipo, fatto di creste e spille da balia, creato dagli Heartbreakers di Johnny Thunders e introdotto in Inghilterra dai celebri swindlers Malcolm McLaren e Vivienne Westwood e, i nostri Chris Bailey ed Ed Kuepper, scrissero, a proposito di queste velleità commerciali del nuovo rock londinese, in "Private Affair":

<< New Uniforms, we all look the same / A new vogue for the new generation / A new profit in the same old game >>

Non è un caso, dunque, che l'album londinese dei Saints sia tra i più feroci del '78. Mentre tutti i punk di Londra lanciavano, per la gioia delle majors, slogan e gridavano alla rivoluzione, i Saints, in "Eternally Yours", compirono una vera e propria reazione (in "Prehistoric Sounds", loro terzo capitolo discografico, arrivarono addirittura a citare gli anni '50). Accentuarono, come per nostalgia verso la loro amata e ben più genuina Australia, il lato r'n'b del loro sound, nonchè l'approccio fisico, tipicamente da garage-band, al rock'n'roll. Il testimone lasciatogli dai Missing Links, a cui avevano già reso tributo sul loro esordio, veniva portato con ancora maggiore fierezza. Veniva inoltre rievocata l'atmosfera esplosiva della Detroit di inizio decennio, i cui tumulti socio-musicali erano stati più sanguigni e spontanei di quelli sterili e stucchevoli della Londra settantasettina. Quest'estremo citazionismo, al limite del revival, si consumava nell'iniziale "Know Your Product", che rievocava, con quella rumorosissima sezione di fiati, il baccanale orgiastico di "Funhouse", e in quelle staffilate chitarristiche, come l'hard-rock testosteronico di "No, Your Product", ad opera di Ed Kuepper che citava, per potenza di fuoco, l'asse Ron Asheton/Fred "Sonic" Smith e, per le ritmiche epilettiche, l'incontenibile Johnny Ramone. La voce di Chris Bailey, invece, resuscitava, con le sue (non-)pose, il fantasma di Iggy Stooge, mentre, lo stesso anno, l'allora Iggy Pop si reinventava bizzaro chansonnier nel celebre "The Idiot". Ma, se da un lato il merito di questo disco era stato quello di riprendere una determinata maniera di fare rock, da un altro, la grandezza di "Eternally Yours" non può essere ascritta nè dall'orbita punk, dal momento che conteneva pezzi abrasivi come "(I'm) Misunderstood" e "This Perfect Day", tra gli anthem più belli dell'anno, nè dalla loro dimensione rurale tipicamente aussie, quella delle ballate, vagamente di scuola rollingstoniana, "Memories Are Made of This" e "A Minor Aversion", unico compromesso ai loro rock'n'roll anfetaminici.

Dopo aver dato tutto al punk-rock e nuova linfa vitale, assieme agli inossidabili Radio Birdman, al rock australiano, la formazione originale dei Saints si sciolse ufficialmente nel '79. Ed Kuepper andò a formare i Laughing Clowns, ensemble di musica d'avanguardia messa al servizio di una sorta di cabaret decadente, mentre Chris Bailey si reinventò da punk-rocker a cantante melodico, ma colto e forbito, e scrisse tra le pagine pop più memorabili degli Eighties. Creatura cangiante e multiforme come le migliori creature, quella dei Saints merita d'essere approfondita in ogni sua declinazione. Bob Geldof, ora baronetto e premio Nobel ma, nel pieno della giovinezza, travolto in pieno da questi ardori, arrivò a dire che i Saints furono il gruppo più importante del '77. Io posso solo ringraziare questi Santi d'Australia giunti alle mie orecchie per rinnovare la liturgia del rock'n'roll.

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