"Solve et Coagula" può essere tante cose, per il sottoscritto, che è stato abbastanza fortunato di conoscere questi ragazzi sul palco, è stato a metà tra una sorpresa e una conferma.
Sorpresa perché non capita tutti i giorni che un gruppo Triestino, fedele ad un sound apparentemente morto e sepolto nei fumi del Black/Noise più oltranzista, arrivi a livelli di notorietà tali da firmare con un'etichetta del calibro della Southern Lord, e allo stesso tempo, paradossalmente, rimanendo sconfinati nel più totale anonimato nella scena (se fosse possibile chiamarla così) italiana.
Conferma perché se si è stati vigili e attenti a ciò che sta succedendo da anni ormai nel sottobosco underground, questi ragazzi han dimostrato davvero di avere una marcia in più rispetto a qualsiasi entità artistico/musicale del bel paese, sfornando dischi di una coerenza musicale e ideologica davvero senza eguali.
Prodotto niente meno che da Mr. Kurt Ballou nei rinomati Godcity Studios, "Solve et Coagula" è una miscela devastante di Black Metal, Hardcore e Grind/Noise, che prosegue il percorso artistico della band intrapreso già con il predecessore "Disintoxication" sviluppando semmai ancor più la vena Black del sound suggellata dall'enigmatico (ma personalmente bellissimo) titolo, senza contare il caprone luciferino presente in copertina.
Forti tralaltro di un peculiare ma giustificato sentimento anti-naziolista, che sfocia spesso e volentieri in un vero e proprio rigetto nei confronti della cultura della cara nostra "Italietta", fatta di ignoranza, omologazione e obsolete superstizioni, palpabile nelle rare ma interessanti interviste lasciate dalla band ma sopratutto in episodi come "Antitalian", il gruppo si distingue in questo album oltre che per l'inaudita violenza anche per la controparte lirica i cui cali di tensione son praticamente assenti.
In poche parole, non rischio affatto di pisciare fuori dal vaso affermando che "Solve et Coagula" è sia una delle proposte più valide nel panorama estremo italiano dai tempi di "Beholding The Unpure", oltre che una valida occasione per ripescare quel sano sentimento di orgoglio per una cultura (la nostra) sempre fin troppo poco valorizzata.
Respect!
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