Correva l'anno 1990, Uk coolness e saccheggio dal passato. Indistintamente. C'era una trasmissione alla radio. La presentava non so chi e non importa. Ma trasmetteva roba buona, primizie non ancora recensite. Tu le ascoltavi, ed era come un banco di prova per anticipare agli amici 'Cazzo, preparatevi per la prossima bomba discografica'. Indi attendevi l'uscita della recensione sulla rivista di turno sperando attestassero il tuo acume. Sentii 'Fly Away', quella sera, e poi 'Welcome To Dead Town'. Fly Away, il presagio, melodie tonde, perfette e chiare.
Chitarre come l'esplosione dell'estate e la voglia di vivere in fretta. 'Welcome To Dead Town', parole semplici, banali, adolescenziali, inanellate coralmente su un tappeto ritmico ricamato da fraseggi lisergici. Ragazzi, non siamo i soli a lamentarci della noia di provincia che ci attanaglia di inverno, qui, vicino al mare. Ma ora è finita, cazzo, è arrivata l'estate, è uscito Psych Out, e non delude le attese. Ve lo avevo detto io che era una figata. Sparatelo a palla sulla radio in spiaggia, mentre giochiamo a beachvolley e schiantiamo il temibile 'Gruppo della chiesa'. Melodie che non tradiscono mai, neppure per un istante. Esibiamoci, burdel, che lo sappiano gli altri che siamo diversi e che ascoltiamo sta roba. Che solo noi siamo così sboroni da conoscere. Bruciava l'estate, in fretta, 'Psych Out', i suoi cori, le sue chitarre ed l'intrigante wah wah della canzone omonima, colonna sonora definitiva dei nostri diciott'anni. Senza cadute di tono né debolezze, dinamismo ed energia di una intera stagione.
Sorry guys, non dovevo recensire questo disco che se lo ascoltassi oggi non so quanto catturerebbe la mia attenzione ed il mio cuore privo di tempo oramai. Ma ogni cosa appartiene ad un epoca, ed è tutto relativo, ed ormai l'ho scritta questa recensione, e non posso esimermi dal cliccare il tasto che recita: "Invia sto po' po' di recensione". Click.
Carico i commenti... con calma