Spesso il pensiero mi corre a tutti coloro che gestiscono un locale, facendosi vanto di non far esibire i gruppi che suonano prevalentemente covers. Si tratta, spesso, di autentici fenomeni che, trasposti negli anni Sessanta, non avrebbero avuto problemi a sbattere la porta in faccia a gente come Animals, Them e Sonics, senza rendersi conto del fatto che il modo in cui un musicista reinterpreta un brano altrui è sovente indicativo del suo potenziale talento: basti pensare a progetti straordinari, quali «Kicking Against The Pricks» di Nick Cave e «I'll Take Care Of You» di Mark Lanegan.

 

E se i suddetti non avrebbero avuto remore con gente del calibro di Animals Them e Sonics, figurarsi cosa avrebbero potuto combinare con i meno noti Shadows Of Knight, gruppo poco meno che essenziale per comprendere perché il suono e l'iconografia garage sia quella che oggi tutti i gazzers conoscono a menadito.

Originari di Chicago e svezzati a pane e blues, Jim Sohns, Joe Kelley, Warren Rogers, Tom Schiffour e Jerry McGeorge non sono ancora ventenni quando all'alba degli anni Sessanta fondano gli Shadows per dare libero sfogo alle loro insane passioni musicali, più che altro una sorta di mono-mania per Bo Diddley, Willie Dixon e Muddy Waters: insomma, tipetti non del tutto assimilabili agli adolescenti che al giorno d'oggi impazziscono per Lady Gaga e che identificano il blues in Zucchero (e che il Dio della musica lo privi della voce ogni volta che si avvicina ad un microfono, per l'ignoranza che bellamente dispensa a piene mani a suo esclusivo uso e profitto). Ma torniamo a noi ...

Mutato il nome in Shadows Of Knight, giusto per non confondersi con l'omonimo gruppo inglese che all'epoca accompagna Cliff Richiard, i Nostri debuttano nel 1966 con il singolo «Gloria», ripresa del celeberrimo hit dei Them capitanati da Van The Man.

Il riscontro è buono e così i capoccioni della benemerita Dunwich danno fiducia ai ragazzi e li sostengono nella produzione e distribuzione del loro esordio sulla lunga distanza, di poco successivo, non a caso titolato «Gloria» e che si apre con l'omonimo pezzo, tanto per sfruttare l'abbrivio.

E che razza di esordio, viene da dire.

È sufficiente scorrere i brani in scaletta per avere un tuffo al cuore: la già citata «Gloria», e poi «I Got My Mojo Working», «Boom Boom», «Let It Rock» e «Oh Yeah»; fino alla chiusura al cardiopalma con «You Can't Judge A Book (By The Cover)», «(I'm Your) Hoochie Coochie Man» e «I Just Want To Make Love To You», imponente ed incrollabile monumento eretto a Willie Dixon, che, da lì a qualche anno, potrà rivendicare con legittimo e fin troppo celato orgoglio «I'm The Blues».

Ma c'è di più, perché i ragazzi non si limitano ad omaggiare calligraficamente i padri ma, con una personalità che lascia increduli (considerata l'età), rivisitano i citati brani con una sfrontatezza ed un vigore che, con il senno di poi, non si possono definire altro che punk. In pratica, quello che i Sonics fanno con il rock'n'roll, gli Shadows Of Knight lo fanno con il blues. E, quindi, lo dico senza timore di smentita: se il garage è arrivato a noi ancora in buona salute e tanti teppistelli passano le loro giornate in luoghi fetidi e malsani a provare e riprovare incessantemente i loro strumenti su polverosi standards, tutto ciò va ad onore e gloria proprio di gruppi come Sonics e Shadows Of Knight.

E comunque, non posso neppure assolutamente tacere del fatto che alle covers i Nostri accompagnano tre originali di assoluto pregio, quali «Light Bulb Blues», «Dark Side» e soprattutto «It Always Happens That Way», caracollante blues saturo di fuzz, il cui riff ti entra in testa al primo ascolto e non te lo scordi più. I ragazzi ci sanno fare per davvero, è evidente.

E così, continuano a darci dentro, ed ancora nel 1966 licenziano il loro secondo album «Back Door Men», assolutamente valido seppur non all'altezza del predecessore, essendo la grezzezza assoluta dell'esordio temperata da una maggiore consapevolezza e maturità: ma queste sono altre storie e, forse, ci sarà l'occasione per raccontarle come merita ...

 

 

 

Questa recensione è dedicata ad una carissima amica a cui avrei tanto voluto far conoscere gli Shadows Of Knight e le altre centinaia di oscuri gruppi che mi hanno salvato la vita, ma che se ne è andata prima di lasciarmene la possibilità. Ti abbraccio forte e che la terra Ti sia lieve ...

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