La recensione a questo disco c'è già ma, da buon samaritano, accolgo la "preghiera" dell'autore originale e la rifaccio: non è detto che la mia sia meglio, anzi! A dire la verità la rece assolveva - a merito del suo autore - il compito di accompagnare le ignari anime, non verso l'oltretomba ma più semplicemente verso la delizia pop più pura.
Questo è un disco che ti frega: lo ascolti la prima volta ed è come acqua fresca, poi non puoi più farne a meno. Gli Shins possiedono il raro dono di saper costruire melodie - sia strumentali che vocali - anche complicate ed intricate che però si rivelano all'ascolto di una semplicità disarmante e di una gradevolezza infinita. I nomi che vengono in mente sono i soliti che si citano in questi casi: Beatles, Beach Boys, ma anche Byrds e, per restare ai giorni nostri, New Pornographers, La's e Pinback, tutta gente che il pop l'ha inventato.
Ho tralasciato volutamente il gruppo che a mio parere può essere principalmente accostato agli Shins, perchè merita un discorso più ampio. Gli XTC di "Skylarking" (loro ottavo album del 1986 prodotto dal guru pop Todd Rundgren) smussavano la loro grandeur barocca e pre-psichedelica per offrire un lavoro più nudo e semplice, un suono "americano" che in effetti ebbe grosso successo nelle colleges radio ed è in assoluto uno dei dischi più venduti della band. Gli Americani apprezzano le melodie ben costruite, non a caso le tre B (Beatles-Beach Boys-Bee Gees) sono icone santificate del pop-rock ancora adesso. Mi piace quindi pensare che gli Shins abbiano assunto dosi massicce di "Skylarking" per produrre poi quel "Oh Inverted World" loro primo disco che in effetti presenta più di un'analogia con i tre di Swindon: un innegabile talento, non del tutto espresso, per la costruzione di armonie avvincenti e canzoni perfette (la mitica e famosa "New Slang", la Byrds-oriented "One By One All Day", la dimessa e bellissima "The Past And Pending").
La svolta arriva però con "Chutes Too Narrow", più immediato e più potente del precedente che porta ad un livello superiore il loro manifesto genio nel costruire canzoni, senza snaturare la loro essenza di indie-poppers di cuore. Colpisce la facilità con cui inanellano melodie da brividi, complicate eppure semplici, che irradiano ottimismo e ti costringono a rimettere il disco nel lettore. Col senno di poi - cioè dopo avere ascoltato il terzo "Wincing The Night Away" dove qualcosa si inceppa, camminano un pò sui loro passi offrendo solo un paio di canzoni che meritano: la Smithsiana "Phantom Limb" e la più oscura ma maledettamente intrigante "Sealegs", con una scala a salire incredibile - possiamo dire che questo disco è, per ora, l'apice dei nostri. L'insolito arpeggio acustico di "Young Pilgrims", la superba "Saint Simon" - anche qui crescendo vocali da antologia - la contagiosa "Kissing The Lipless" non si smetterebbe mai di ascoltarle. Sono Americani e si sente: "Mine's Not A High Horse" non può che far venire in mente i Byrds di "Turn Turn Turn", mentre con "Pink Bullets" siamo più in zona Rolling Stones di "Aftermath". Gli Shins citano, citano continuamente i maestri ma lo fanno alla luce del sole, abbeverandosi alle loro stesse pure fonti sonore.
Se posso muovere una critica a questo gruppo è quella di essere ancora una band prevalentemente da colleges radio, non ha ancora espresso del tutto il suo potenziale: se riuscirà a farlo prevedo per loro un luminoso futuro.
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