La semplicità è un pregio.

La sentenza non vuole essere definitiva ma dopo avere ascoltato il nuovo lavoro dei The Shins ("Wincing the Night Away") mi sono convinto che infondo le cose elementari, spesso, sono le migliori.

Il mio giudizio può essere senza dubbio ‘indotto' dalla pesantissima cotta presa per il precedente lavoro della band di Albuquerque ("Chutes Too Narrow"): un piccolo capolavoro degno della migliore scuola pop britannica. Oggi, a distanza di circa tre anni, mi tocca confermare: James Russell Mercer, deus ex machina degli Shins, è un genietto della melodia. Tredici pezzi per poco più di quaranta minuti di musica. Tredici episodi che sanno di talento e di capacità, oramai del tutto persa nell'attuale industria discografica, di costruire canzoni.

Rispetto al precedente disco gli Shins puntano su sonorità più cupe. Meno california, più autunno nel Main mi verrebbe da dire. Ed è proprio con il pezzo d'apertura "Sleeping Lessons" che la band dichiara le sue intenzioni: intro lento e notturno, finale "cavalcante" con tanto di batteria "ritardata" alla Beatles. I riferimenti restano quelli: Lennon & Co., Wilson & Co ma i quattro del New Mexico sanno spiazzare e nelle tracce del disco non mancano gli omaggi agli Xtc ("Sea Legs" non avrebbe sfigurato su Orange and Lemons), ai Violent Femmes e a tutta quella scuola "melodica" made in Usa che ha nei Modest Mouse i maggiori rappresentanti.

"Wincing the Night Away" è senza dubbio un passo avanti rispetto al precedente lavoro. Un album maturo e, per certi versi, ambizioso. Una ambizione che va a braccetto con l'armonia classica delle cose semplici: non si tratta però, a mio avviso, di una operazione volutamente demodè ma, semmai, la conferma che l'artigianato pop vince ancora sul mainstream preconfezionato.

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