Realtà che vede l'esordio nel 1982 con "Body Electric", piatto dark mischiato a synth pop, ma sicuro uno stilema troppo dolce e scontato per il calibro dei Sisters. L'anno successivo ci provano con due singoli; uno di questi diventerà uno dei manifesti della scena gothic, ovvero "Alice".

Da non dimenticare assolutamente è l'altro, "Anaconda". Titolo intrigante, come lo sono gli stilemi ormai sfornati alla grande dal combo. La voce oscura di Eldritch è carica di pathos, mentre la chitarra, con un suono differente da quello dei Bauhaus, dà un urgente tocco di originalità al tutto.

Discorso a parte lo merita il basso di Craig Adams; "Anaconda" è l'esempio perfetto per comprendere l'incisività di questo strumento. Il suo stile deriva dalla scuola prettamente post punk, ovvero quella linea dritta schiacciata sul ritmo tanto cara a Hook e Wobble.

Qua non ci sono soltanto fotocopie e melodie ritrite. Si apre un panorama trionfante che durerà almeno per dieci anni.

"Anaconda" è introdotta da una sezione di batteria elettronica che fa drizzare subito le orecchie. La voce sembra esplodere ma viene costantemente sommersa dalla portata del basso, generando un vero calderone di suono.

Le linee veloci della chitarra fanno la loro bella parte, specialmente con il maggiore spazio che proprio le sei corde riescono a trovare nel lato b, "Phantom". Una specie di dub timida e sonnolenta che fa fatica a delineare il suo disegno. Solo nel quarto minuto comprendiamo che si tratta di uno strumentale, proprio grazie all'alienante stato di suspence, un eterno limbo.

Dopo questa uscita ci sarà "Temple Of Love" e tante altre belle cosone e cosette.

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