Una delle realtà più solide e riconoscibili nel panorama sempre florido e ricco di sperimentazioni della Scandinavia degli ultimi anni si chiude dopo aver toccato con questo disco probabilmente la vetta più alta della sua produzione musicale. Con un comunicato rilasciato lo scorso autounno, Joachim Nordwall ha annunciato che il prossimo disco eponimo de gli Skull Defekts sarà l'ultimo della storia della band di Gotheborg (Svezia). La scelta è stata presa in maniera sofferta dallo stesso Nordwall. Jean-Louis Hunta e Daniel Higgs erano sempre meno coinvolti nel progetto, diventava persino complicato organizzare le diverse sessioni di registrazione, così la decisione è stata presa praticamente sin dall'inizio della lavorazione di questo disco, la cui gestazione è stata evidentemente particolarmente travagliata, ma non per questo meno proficua. Nordwall ha definito il disco più composto di quelli precedenti ma allo stesso tempo ha parlato di momenti al suo interno che sono stati completamente improvvisati: io penso che proprio questa caratteristica particolare combinata al momento "decisivo" alla fine abbia bilanciato le due cose portando alla realizzazione di un disco unico.
"The Skull Defekts" esce il prossimo 23 febbraio su Thrill Jockey Records, la stessa etichetta che li ha accompagnati nel fortunato cammino intrapreso a partire dal boom di "Peer Amid" nel 2011 e che li ha portati ad affermarsi in tutta Europa e negli USA. Nelle sessioni di registrazione il terzetto è stato accompagnato dalla new entry di Mariam Wallentin, il cui contributo al disco è stato particolarmente rilevante: le sue performance vocali in "All Thoughts Thought" e in particolare in "Powdered Faces" e "Slow Storm", la traccia centrale dell'album, sono assolutamente ipnotiche e cariche di una energia e danno al sound della band una soluzione in più.
Il disco è effettivamente in qualche modo "monolitico": il suono della band appare concreto come un vero e proprio muro di suono con un cuore pulsante di meccaniche post-industriali. Allucinazioni nello stile dei Suicide oppure dei Bauhaus di Peter Murphy si accompagnano sin dalla prima traccia a sperimentazioni nello stile de gli Einsturzende Neubauten dando al suono una dimensione rock blues e allo stesso tempo acida come un romanzo di William Burroughs oppure gli incubi di J. G. Ballard. La ripetitività dei suoni, suggestioni noise e la attitudine post-punk garage restano tuttavia il marchio di fabbrica Skull Defekts e anche di questa ideale colonna sonora di una fine tramite seppuku, il compimento rituale di un percorso artistico. L'ultimo messaggio de gli Skull Defekts prima dell'autodistruzione.
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