Gish è l'esordio al fulmicotone della piú grande band di Chicago (e non solo), la cui posizione di prestigio ha fortemente risentito dell'uscita in contemporanea di un "certo" Nevermind. Gish esce in piena era grunge (e si sente), non avrà l'impatto emotivo di Siamese Dream o la presunzione di Mellon Collie, ma resta pur sempre un ottimo esordio.
La band non ha ancora sviluppato quel suono caratteristico che la renderà unica al mondo ma si basa ancora su una forte influenza del rock anni 70, piú sul versante Black Sabbath che su quello Led Zeppelin; la caratteristica principale dell'album è rappresentata dalle escursioni psichedeliche (a volte eccessive) e dagli assoli ultra-tecnici e indiavolati di basso e chitarra.
Il disco parte in maniera memorabile: la bistrattata (da Corgan) I Am One è un fottutissimo pezzo di rock'n'roll vecchio stile, con un ritornello che non va piú via; Siva è splendida, costruita sul modello calma-esplosione e caratterizzata dalla bravura di Corgan negli assoli; Rhinoceros parte con arpeggi orientaleggianti per sfociare in folli esplosioni elettriche; con Crush e Suffer cala un po' la tensione ma non il livello qualitativo; in Tristessa domina la chitarra ritmica di Iha e si intravede un'apertura melodica interessante; Window Paine è la classica traccia sperimentale di ogni album delle zucche. Dopo Daydream (cantata da D'Arcy) abbiamo una divertente ghost track dove Billy canta profeticamente "sto diventando pazzo...".
In sostanza quest'album non merita il massimo dei voti perché è l'esordio di una band che ancora non ha trovato una propria identità, si sente una forte urgenza creativa, si sente che è nata una stella destinata a non tramontare mai.
Carico i commenti... con calma