Esistono alcune persone che sono riuscite nell'impresa rarissima di saper racchiudere e sintetizzare all'interno di un'unica opera l'intera essenza di sè stessi, ad esprimere attraverso una creazione artistica l'infinità della propria anima in tutte le sue sfumature e sfacettature. Penso, per fare un esempio, a Roger Water e al "suo" The Wall. Billy Corgan è una di queste persone. Ci sono artisti ottimi, eccelsi, che hanno composto canzoni e album bellissimi, ma solo pochi sono stati in grado di realizzare l'opera della propria vita.

Questo album è qualcosa che va al di là della musica, qualcosa di prezioso che Billy ha voluto regalare al mondo. Non si tratta solo di 28 belle canzoni, è qualcosa di più; è la summa di tutto ciò che quest'anima immensa aveva dentro, ed è riuscito a tirar fuori come per miracolo in queste due ore di sublime bellezza. È uno di quegli album, come ad esempio il sopracitato The Wall, che danno senso ad un intera vita, dopodichè chi lo ha concepito può anche essere un tizio antipatico e supponente, può anche dare alle stampe album mediocri, dedicarsi a progetti pressochè inutili (Swan), ma noi continueremo a dovergli infinita gratitudine, perchè ha dato vita a qualcosa di sacro. Quanti di noi sentono di avere dentro qualcosa di importante, di buono, di inesprimibile? Questo album, che racchiude l'interiorità di un uomo, è allo stesso tempo la voce del nostro sentire più intimo, della nostra profonda malinconia, e allo stesso tempo dei nostri aneliti più elevati e più puri. Ascoltando questo capolavoro ci troviamo di fronte a tutto ciò che l'animo può incontrare nel suo percorso, la malinconica e cupa coscienza della propria limitatezza, la nostalgia dell'infanzia, dell'adolescenza, di quelle stagioni della vita in cui i nostri sogni sembrano potersi realizzare. C'è l'Amore, la consapevolezza della sua impossibilità, il dolore sordo della follia travolgente ed irrazionale.

"Love is Suicide" canta il buon Billy, e chi non si sente trafiggere dalla raggelante verità che viene fuori dalla sua voce sgraziata? Ma c'è anche la speranza, il desiderio di vivere nel senso più pieno del termine, l'eterna utopia, l'impossibile che diviene possibile di "Tonight tonight". E ancora, l'estrema dolcezza, l'incanto, l'esigenza di uscire da sè, di comunicare davvero il proprio mondo interiore. "And I'll DoAanything to Keep Her Here Tonite", e chi di noi non ha provato lo stesso? E poi c'è la rabbia, il sentimento della propria impotenza e il bisogno di sconfiggerla, di urlare contro un mondo che sembra sordo e insensibile. Il sentirsi uno "Zero", un topo in gabbia, il bisogno d'evasione da una realtà opprimente.

E qua mi fermo, ma potrei andare avanti per ore, tanto è ricco di spunti e d'emozioni questa meraviglia di album. Mi rendo conto di non aver detto molto sull'aspetto musicale dell'album e me ne scuso, ma con queste canzoni sono cresciuto e non potevo che farne una recensione molto personale. Dico solo che indubbiamente la presenza delle altre zucche non è assolutamente irrilevante, l'album non sarebbe stato lo stesso senza di loro. C'è anche, alla fine del primo cd, una bella ballata scritta e cantata da James Iha, che riesce a non sfigurare, e non era facile. Per concludere, un'opera a mio avviso immensa, superiore a tutto il resto della pur ottima discografia del gruppo.

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