Nessuno me ne voglia se tento umilmente di dire la mia su uno dei lavori più conosciuti dei '90, date le numerose recensioni (positive!) ricevute dal prodotto del quartetto di Chicago, ma si tratta di un album che mi ha segnato profondamente. Lo prendo come un obbligo nei confonti dei "Pumpkins"!

Tanto per cominciare, è una raccolta di canzoni estremamente romantiche, legate al periodo nel quale sono state composte: una manna per i nostalgici come me! A parte gli scherzi, qua siamo di fronte ad una delle opere più sentite e viscerali mai prodotte, e questo viene senza dubbio prima della parte musicale. Chi ha almeno una ventina d'anni sul groppone saprà (almeno vagamente) cosa si intende per Generazione X, quindi non sprecherò la mia recensione per descrivere un fenomeno culturale sul quale si potrebbero riempire pagine intere; mi limiterò a dire che "Siamese Dream" potrebbe benissimo rappresentare un lascito di quella generazione affranta, arrabbiata e dannatamente romantica, l'ultima che ha usato in tutta la sua potenza espressiva il linguaggio universale della musica, l'ultima che aveva qualcosa da dire in proposito.

Qualcosa sulla parte musicale dell'album andrà pur detto, quindi lasciamo stare le introduzioni vintage e facciamo partire "Cherub Rock", aggressiva, distorta eppure così melodica, esempio lampante dell'approccio alla musica del leader Billy Corgan, approccio vicino a quello con una relazione amorosa, quindi disperato, bisognoso, dolce e, spesso, rabbioso: uno dei grandi cavalli di battaglia della non vastissima discografia dei Pumpkins. "Quiet" prosegue sul tema della rabbia come unica via d'uscita alla sofferenza, fino all'attacco, inconfondibile, di "Today", pezzo composto nei panni di un uomo deciso ormai a compiere l'estremo gesto, incapace di combattere un mondo ostile che si mostra indegno di accettare il suo desiderio di purezza, che lascia all'ascoltatore le sue impressioni sull'ultimo giorno che egli trascorrerà nel suo corpo sofferente. "Hummer" e "Rocket" sono ballate distorte, tuttavia in grado di sussurrare dolcemente all'orecchio dell'ascoltatore capace di aprirsi col cuore in mano. "Disarm" è un brano da classifica, abusatissimo da mtv, per chi scrive il pezzo più debole. La traccia numero 7 è invece una perla, la più disperata e rabbiosa dichiarazione d'amore mai fatta dallo straziato Corgan, delicata nei primi minuti, graffiante al suo culmine ed infine dolcissima, commovente, quasi un bisbiglio di amore e dolore nel finale, sfumato alla perfezione. "Smells like teen spirit" fu etichettata come inno generazionale dei "baby busters"; "Soma" meriterebbe altrettanto onore. "Geek USA" dal vivo, nel tardo 1993, era trascinante, così come "Mayonaise", trascinante però sul piano emotivo, un'altra ballata ferita del generazionale Billy. Il lato acustico delle Zucche lo troviamo in "Spaceboy", malinconico tributo affettivo per il fratellino del leader della band, mentre la tribale "Silverfuck" aggiunge altra energia ad un'opera certamente tonica. "Sweet sweet" rende al meglio di sé ascoltata su un prato nel mese di maggio, magari in compagnia di una ragazza/ragazzo importante, fino alla traccia di chiusura, "Luna" azzeccatissima, che sottolinea il messaggio di dolcezza presente in tutto l'album.

Album generazionale, "Siamese Dream" incarna al meglio lo stato d'animo dei giovani arrabbiati ed innamorati del decennio, e consegna all'ascoltatore non delle risposte, ma piuttosto una rabbiosa richiesta di senso che ancora oggi, seppure in modo meno straziato, rende i giovani distanti da ciò che li circonda. 

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