1995, malinconia e infinita tristezza, doppio album, 28 tracce, 5 singoli estratti da potersi definire veri e propri mini album; direi un periodo produttivo e di somma grazia per la band di Chicago.

"Thirty Three" è l'ultimo singolo della serie, intrigante come i predecessori, se non fosse per l'incredibile "The Aeroplane Flies High (Turn Left, Looks Right)", che si impone guardando dall'alto tutte le altre b-sides: un annuncio a basse frequenze annuncia un fragoroso e distorto muro di suono, che si smorza nello stesso riff acustico accompagnato dal cantato in ombra, per poi riemergere nell'imponente ritornello.

Siamo di fronte ad una cavalcata progressiva che si dirige nella stessa direzione dei Mogwai, stupenda. Segue un'alternativa "Transformer", con il suo groove ritmato che successivamente si distorce tirando i capelli agli adolescenti disagiati. Le atmosfere appannate di "The Bells" vedono alla voce James Iha; insieme a "The Last Song" rappresenta la parentesi più intimista dell'album; in quest'ultima canzone possiamo immaginare Billy Corgan seduto sul suo letto, con la sua chitarra, dopo aver trascorso la solita giornata malinconica, esprimere tutto il suo decadentismo in solitudine, per trovare poi un appoggio morale nell'assolo di chitarra del padre. "My Blue Heaven" è romantica; ti trasporta sui grammofoni degli anni 30, col suo cantato delicato e il cello che avvolge i tasti del pianoforte.

Anche il singolo "Thirty Three" riporta indietro nel tempo, ai ricordi di un'adolescenza di trasgressioni romantiche e di sentimenti altalenanti; decadenti ed inermi, malinconicamente repressi ma unici: "the sun is out and up and down again".

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