Eccovi le prime righe dalla pagina italiana di Wikipedia sui The Smithereens: "The Smithereens sono un gruppo musicale power pop statunitense formatosi all’inizio degli anni ‘80 a Carteret nello stato del New Jersey guidato da Pat DiNizio e composto da Jim Babjak (chitarra), Mike Mesaros (basso), e Dennis Diken (batteria), tuttora attivo. La formazione è rimasta immutata fino al 2006 quando Mesaros è stato sostituito da Severo Jornacion."
Precisa, asettica e puntuale, come al solito, ma secondo me si poteva fare diversamente, un po’ più… come dire… ecco… un po’ più così: C’avete presente i Foo Fighters, Blink-182, Green Day, parecchia roba dei Weezer e tantissime band simili che impestano i canali di MTV e le finte radio rock tipo Virgin Radio? Ecco, tutta ‘sta mandria di finti rockettari (perché sono tutte band pop, le quali non devono essere dispregiate per questo, ma vanno insultate pesante quando si professano rock!) hanno attinto tutto il loro sound così “anni ’90” da una cazzo di band dei primi ’80!
BANG! Eccovi i fottuti Smithereens!
Non vi piace di più? No? Beh, a me sì. Non mi piace parlare troppo di pop, me ne intendo poco, ne ascolto pochissimo, ma quando qualche gruppetto di fighetti impomatati, con i loro completini brit pop che variano dall’elegante e minimale dei Franz Ferdinand al finto scapestrato grunge dei Foo Fighters, viene definito rock mi sale il sangue al cervello. Vi suggerisce qualcosa la differenza tra l’Elvis dei tempi andati e Jerry Lee Lewis? Il primo, dopo i bei concertoni con le vecchie hit rock&roll intervallate dalle nuove e infinite ballate piuttosto fracassacoglioni, si denigrava in quei film buonisti con tanto di sponsor militare mai troppo subliminale (aaah, le gioie del denaro!), il secondo, dopo aver bruciato il pianoforte e nel migliore casi dato inizio ad una epocale rissa con gli spettatori, tornava nella sua impietosa vita di puttane e alcol, esattamente come si raccontava nelle sue fuoriose canzonette rockabilly.
- Eeeeeh ma Beppe, non è mica questo che fa rock! Insomma, allora per te per essere un vero rocker ti devi sfondare il fegato e tradire la moglie ogni tre per due? -, - Ma non hai capito mica un cazzo, caro amico mio.
Nick Cave, che ora fa il “santo”, non è meno rocker di uno che si fa le spade prima di un concerto. Allo stesso modo Iggy Pop, che dalle belle capriole sui vetri infranti e le risse sul filo della morte con bande di motociclisti, ora si vende per un tozzo di pane riciclandosi come il miglior De Chirico quando si retrodatava i quadri, non è più un dannato rocker, è solo un pezzente. Un talentuoso, carismatico, magnetico pezzente.
La cosa bella degli Smithereens è che loro, rocker, non ci si sono mai atteggiati! Che gliene fregava? Il loro era power-pop spietato, tamarro oltremodo, gustoso nei sostanziosi riff che erano e sono tutt’ora l’unica sostanza in un genere tutto forma. I loro miti difatti erano i Beatles, e l’unico modo che avevano per interagire col rock era nelle sue accezioni più pop. Provare per credere gente: ascoltatevi la loro rivisitazione del 2009 di “Tommy” degli Who (“The Smithereens Play Tommy”) e ditemi voi cosa accade. Non c’è un tentativo di modernizzazione come può essere il caso di “The Dark Side of the Moon” dei Flaming Lips, o la riscoperta tecnica sempre del famoso album dei Pink Floyd promossa dai Dream Theater qualche anno fa (una discreta schifezza, fra l’altro), il “Tommy” degli Smithereens è soltanto l’album originale pimpato a mille, una versione pop quasi scientifica della grande rock opera di Townshend. Ma se i Foo Fighters mi fanno profondamente cagare, perché propongono questo approccio così tragicamente “MTV-style” (se poi pensiamo a come se la passarono i Nirvana con MTV fa abbastanza riflettere) mentre band allucinanti come i Thee Oh Sees fanno rock con le palle ma non te lo sventolano in faccia tirando sù concerti penosi con Jimmi Page e John Paul Jones, gli Smithereens li rispetto.
Sì, ok, è pop, all’ascoltatore medio di rock fa cagare a prescindere (perché è scemo), però una band che ti tira fuori un sound così avanti nei primi anni degli ottanta che divenne moda e tendenza solo nei ’90 va rispettata. Bravi Smithereens, ricordate alle checche di MTV che si può fare pop con delle chitarre elettriche senza vergognarsene. Aaaaah già, la recensione… eh. Ok, faccio in un attimo: questo è il terzo album della band, esce nel 1988 dopo qualche anno di gavetta e due Ep dove compaiono parecchie cover dei Beatles (il loro unico amore) e rivisitazioni del brit pop anni ’60. Il primo album, “Especially For You”, uscirà soltanto nel ’86 e verrà seguito nel ’89 da “Green Thoughts”, dove finalmente le chitarrate potenti che li contraddistinguono verranno fuori. Ma l’apoteosi è proprio con “11”, sempre del ’89, molto più power e parecchio più pop.
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