Probabilmente se il mio nickname fosse stato “Ricordi” nessuno avrebbe visto la differenza. Per me certi suoni tanto pieni racchiudono il passato incolore e multiforme di colori. Un romanticismo che decade dolcemente e lentamente, senza contraccolpi violenti o rapide esecuzioni. Mi lascio planare con delicatezza nelle note dei The Stargazer Lilies che strizzano l'occhiolino ad una distanza siderale dagli Slowdive, ma respirando nella stessa stanza.
Siamo tornati nei primi anni '90, senza Madchester e senza il nichilismo, ciò che resta è una stasi perpetua, canzoni che durano 3 minuti ma che potrebbero durarne anche 30 e non si sentirebbe la differenza e la pesantezza, canzoni circolari che mutano in caleidoscopici anfratti naturali. La città è distante e i fiori crescono senza il timore di esser schiacciati da tonnellate di cemento, il sole caldo ed immenso restituisce la vita e sgretola la nebbia con una melancholia di tempi mai vissuti.
Gli assoli, non sono assoli, ma arricchimenti d'atmosfera che rendono epico anche il fissare un piccolo bocciolo ancora da schiudere. Nel tumulto, dove i particolari scivolano via, sono proprio i dettagli più succulenti che trasformano una band che non avrebbe nulla di speciale e un album che non avrebbe nulla da dire, in qualcosa di unico e originale.
Passaggi sperimentali d'atmosfera, giri d'accordi che potrebbero ricordare band progressive rock del periodo a cavallo tra i '60 e i '70; proprio questi accordi tremolanti e che al primo ascolto suonano alieni sono la ciliegina su una torta estremamente buona. Seriamente, non so che canzone suggerirvi, ognuna ha qualcosa di positivo e che sorpassa la precedente in un continuo incedere di sensazioni favorevoli.
La nota finale è che questa band è americana, lo Shoegaze era nato come movimento inglese che seguiva l'onda dark dei Cocteau Twins e il rumorismo dei Jesus & Mary Chain (con pochi ed esaltanti gruppi che sono riusciti in questo mix sonico e cosmico), dispiace sapere che già all'epoca gli inglesi sostituirono lo Shoegaze con il Brit-Pop ancora in fase di genesi, mentre lo stesso Shoegaze emerse alla distanza ed in maniera marginale. La nuova ondata di Shoegaze mondiale ha solo velocizzato il passaggio al Brit-Pop da parte dei gruppi inglesi (vedere gli Yuck, per esempio, con il loro sophomore: Glow & Behold), mentre è bello sapere che gli americani sono più attenti e parsimoniosi nella ricerca sonora e già la prima ondata del 1991, perpetuò fino allo scadere degli anni 90; per poi tornare con il finire degli anni '00 e permanere sempre in costante e mutevole situazione.
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