Copertina sul NME per Mike Skinner, 22enne della periferia di Londra, "one man band" dietro il nome The Streets. Strade di cui vuole parlare, fra sbornie adolescenziali, spazzatura, pestaggi, le strade che conosce. Sulle foto per la stampa si fa ritrarre con un Roland- e-mix-studio in mano: fa tutto da solo con suoni da preset del sequencer, statici, seriali. Ci mette sopra un rap à la Eminem, la somiglianza è impressionante, anche se Skinner ha un deciso accento inglese. In "The Irony of it All" canta verso la fine “my name is my name is T” consapevole del paragone. In "Has it come to this" con un chorus di stupidi "oh oh" con una "funny voice", vocina divertente, da uno che ha aspirato elio, rappa a riguardo del "…the original pirate material" che da il titolo all’ album, come sempre fanno i rapper, imbonitori d’asta, strilloni del proprio prodotto. Che poi è pure il concept, convincere gli altri che il prodotto sia cool. E ancora racconta di spazzatura, di alcool in "Too Much Brandy", con una base scadente. Ripeto, roba presa di peso dai preset di drum e bass machines. Forse qualche giovane del suburbio si identificherà in lui. Da qualche parte nei testi “…being 16 and feeling horny…” e droghe assortite. Diverrà l’ Eminem inglese, ma a noi questa roba non interessa neanche a fini di studio sociologico. Semplicemente l’ effetto totale non dà più della somma delle parti.

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