Per la serie dischi che non fanno male vi presentiamo oggi il terzo disco dei Sufis, duo anglo/indiano di Nashville, Tennessee devoto al sound delle Shaggs e lanciato nel 2012 dalla Ample Play, l'etichetta di Ben e Tjinder dei Cornershop. Una collaborazione che si è rivelata proficua, dato che l'etichetta ha pubblicato i primi due dischi della band, "The Sufis" (realizzato con il sostegno degli amici Paperhead) e "Inventions" nel 2013. Entrambi i dischi proponevano un sound non particolarmente originale: il solito revival di sonorità pop psichedeliche degli anni sessanta e del sound del sud della California. Una specie di revival tipo quello de gli Allah-las ma sicuramente meno convincente. Del resto il duo non è riuscito a sfondare e alla fine ha deciso di lasciare Nashville e il Tennessee e di trasferirsi a Brooklyn, New York in cerca di nuove fonti di ispirazione. Apparentemente questo passaggio è stato proficuo: lo scorso giugno i Sufis sono ritornati in studio di registrazione per lavorare a un nuovo disco, pubblicato la settimana due settimane fa su Burger Records e intitolato "After Hours".
Sin dalla prima traccia è subito evidente che il duo abbia svoltato e ricercato una nuova formula, allargando i propri orizzonti a nuove sonorità più accattivanti. "After Hours", "Made Me Leave / Crispy Grapes II", "It's Hard", "All Knowing" e "Till I Get Home" sono canzoni evidentemente influenzate da determinate sonorità pop dance della fine degli anni settanta; "Anymore", "Another Way", "Mercy" ammiccano al sound indie pop dei peggiori Belle and Sebastian; "Take Care Of Yourself" è una specie di parodia di "Walk On The Wild Side" di Lou Reed. Prossimi alla psichedelia pop di gruppi come i Foxygen di Jonathan Rado e Sam France e a una certa estetica indie che continua a funzionare e ad avere seguito nonostante il passare degli anni, i Sufis svoltano verso questa nuova direzione: il risultato finale è come ho già detto in apertura della recensione, assolutamente innocuo. Questo disco infatti non fa male. Ma non fa neppure bene. È come bere un bicchier d'acqua completamente ripulito da qualsiasi componente minerale. A questo punto meglio morire di sete.
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