Siamo all'inizio degli anni 90, in una bettola malfamata di New York. Il pubblico è composto da una trentina di persone, per lo più ragazzi ubriachi dai jeans strappati e i capelli lunghi. Nel locale si alza una densa nube di fumo. Sigarette di pessima qualità. La birra scorre a fiumi. Qualcuno vomita lì, sul pavimento, proprio davanti al palco. Ma chi cazzo se ne frega. Stanno suonando i Surgery. Parte un pogo scriteriato. Il pubblico è troppo fatto per pensare alle testate e le gomitate. La band è anche più fottuta dei pochi presenti. It's only rock and roll. Me lo immagino così un concerto dei Surgery... e vorrei tanto essere stato là, in una Grande Mela di fine anni 80. Infognato in un bar malfamato, a prendere mazzate da un gruppo di teenager dai capelli unti. Un muro di distorsioni che ti spazza via dalla mente ogni cosa. E' solo fottuto rock.

"Nationwide" uscì nel 1990 per la mitica Amphetamine Reptile Records. 9 tracce alcooliche figlie di un blues malsano ("Maliblues" ne è l'esempio migliore) e dissonante. Tonnellate di fuzz e una voce più sgraziata di quella di Mark Arm. I Surgey potrebbero essere definiti come i cugini bastardi dei Mudhoney, parenti privi di melodia dei già poco melodici rockers di Seattle. Una band che poteva salire sul carro dei vincitori trascinato da Kurt Cobain, se solo fosse stata buttata dentro quel calderone deforme chiamato "grunge". Ma, si sa, la vita è imprevedibile e molto spesso te lo mette nel culo. Dopo 3 dischi, passati quasi inosservati, il cantante Sean McDonnell ci lasciò le penne per un violentissimo attacco d'asma. Oblio. In pochi vennero a sapere che questi 4 marcioni, ubriaconi e rissosi, scrissero una delle pagine noise/rock più vere e adrenaliniche di quel periodo. Canzoni con il tiro di "L-7" o "Do it to it Dynamo" non si cagano fuori tutti i giorni. E neanche un tetro e tribale blues come  "Highway 109", cazzo. Gemme di fango da scoprire assolutamente.

Spesso sono gli eterni perdenti ad essere i veri vincenti... anche se non lo sapranno mai.

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