I presupposti alla base di questo secondo album nell'anno 2017 dei Telescopes sono veramente interessanti. Il disco inaugura una serie di pubblicazioni della Yard Press dedicate alla musica. La collana, a cura di Giandomenico Carpentieri, nasce dalla volontà di creare una serie di dischi in cui gli artisti coinvolti sviluppino senza nessun limite creativo i propri progetti più sperimentali e concettuali in linea con il modello di produzione dell'etichetta, che dà storicamente priorità all'approccio editoriale prima che all'oggetto della produzione stessa. Il progetto è molto interessante e in qualche maniera ricorda una iniziativa fortunata della etichetta olandese Konkurrent ('In The Fishtank') che tra la fine degli anni novanta e fino al 2009 ha coinvolto alcuni tra gli artisti più rilevanti del periodo (Nomeansno, Tortoise, The Ex, June of 44, Low, Dirty Three, Sonic Youth, Sparklehorse...) con pubblicazioni di una serie di registrazioni-lampo di massimo due giorni e nelle quali ogni artista aveva campo libero per quello che riguardava ogni possibile sperimentazione.
'Stone Tape' è concettualmente costruito sulla 'Stone Tape Theory' (1961) dell'archeologo, parapsicologo ed esploratore Thomas Charles Lethbridge, secondo la quale i materiali inaninati possono assorbire e immagazzinare (e riprodurre in determinate condizioni) energia mentale di natura elettrica dagli esseri viventi, rilasciata durante eventi emozionali e/o traumatici. Stephen Lawrie ha sviluppato il concept in sei tracce tutte permeate da suggestioni spettrali e che si manifestano nella forma di litanie psichedeliche ('Become The Sun', 'Dead Inside', 'Silent Water', 'The Desert In Your Heart') o di un espressionismo astratto post-industriale derivato dalle visioni di Jackson Pollock ('Everything Must Be', The Speaking Stones').
Uscito lo scorso 20 novembre in una edizione limitata di 500 copie, 'Stone Tape' è un disco concepito, scritto, registrato e prodotto dal solo Stephen Lawrie, un artista che con la sua musica ha sempre dato voce a quelli che sono i fantasmi della nostra mente e le nostre ossessioni, tramutandole in sonorità cariche di astrattismi noise e furore drone, che anche questa volta dominano incontrastati e formano quella eco spettrale caratteristica del sound di una delle band più grandi e probabilmente meno considerate degli ultimi trent'anni.
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