Come di consueto, nel mio tornar a casa dopo una intensa giornata lavorativa, non vedo l'ora di rinchiudermi nella mia music room per ringiovanire le membra, le orecchie e lo spirito. Cosa si fa in questi casi? Si accende il lettore Cd e si inserisce un lavoro di qualche band o a me cara o da poco conosciuta e da capire, dopo che si è a conoscenza di alcune dritte. Rock? Post Rock? Metal? Trash? Death? Black? Space? Emocore? Dipende dagli stati d'animo. A tal proposito ricordo di aver accantonato un album tempo fa ma da poco riscoperto. Ho detto pocanzi una band da me poco conosciuta o da capire. Bene. Questo lavoro che recensisco per me è stata una grande scoperta. Si tratta del lavoro di una band dal nome The Telescopes.

Notati dal vivo in un club underground di Londra qualche anno fa.  Io sono in possesso di un loro lavoro dal titolo  Third Wave. Abbastanza complicato e decisamente influente per le coronarie, nel senso inverso!!! Rilassantissimo!!! Diciamo subito che i Telescopes sono nati a Burton-Upon-Trent, scena inglese,  nel lontano 1987 e la formazione comprendeva Stephen Lawrie alla voce, Joanna Doran alla prima chitarra, David Fitzgerald alla seconda chitarra, Robert Brooks al basso e Dominic Dillon alla batteria. Comprendeva perchè in seguito vi è stata una decimazione. Sono sopravvissuti Stephen Lawrie (che poi sarebbe il genio della situazione) e Joanna Doran. Ma dopo questo prologo, si può sapere di che musica si tratta? Ebbene si. Si tratta di musica sperimentale, elettronica, intimista D.O.C. A Tratti space rock. A tratti trip hop. Voci soffuse, lontane, cosmiche. Il classico lavoro ambient da ascoltare al buio con le cuffie e teletrasportarsi. Achtung, la voce è presente, non è solo ambient!!! Parliamo del sound. Il massimo lo si evince dal  secondo brano dell'album, 3D Jesus Ashtray, dove sembra di ascoltare gli Explosion In The Sky, i God You Black Emperor, i Sigur Ros di Agaetis Byrjun o i The Microphones di Phil Elvrum di Mount Eeerie! Elettronica molto presente, campionatori in primo piano, musica spaziale, come se da un lontano pianeta i Nostri studiano i nostri movimenti al suono della loro musica. Ma non solo. Il bello è questo. In tracce come A Good Place To Hide vi è una ricca presenza di trombe e contrabasso che non c'entrano nulla con il resto dell'album.  Un pezzo venuto dallo spazio. Una spy story tramutata in sonoro. Nell'episodio When Nemo Sank The Nautilus, (stupendo) dopo l'inizio, sembra di ascoltare i Mojave 3 di Excuses For Travellers accompagnati dagli Iceburn e dal loro alternative fusion jazz. Winter  2!!! Bellissima song. Sogno di ascoltarli sul palco con i L'Altra. Nel penultimo pezzo, The Atoms Of The Sea, sembra di essere al cospetto delle sonorità degli Heliogabale di Mobile Home.  Non sarà un disco che ha fatto la storia, che avrà venduto milioni di dischi, che avrà influenzato, comunque sia è un lavoro al quale inchinarsi e... telescopicamente intravedere le emozioni da qui ad anni luce... 

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