Termino l'excursus dedicato ai grandi trii misconosciuti degli States della seconda metà degli '80, e dopo Buffalo Tom e Rein Senction, mi permetto di raccontarVi di questi The Texas Instruments, finiti veramente nel dimenticatoio (non hanno nemmeno una pagina su Wikipedia, tanto per dire, ma non li trovate nemmeno nel DeMotore), anche della mia anima. Era veramente l'altro secolo che non mettevo sul piatto questo disco, e non posso che fare il mea culpa. Appena il microsolco ha iniziato a girare infatti, mi sono ricordato tutto. Le prime quattro canzoni sono di una bellezza più che rara.
Di che si tratta, giustamente, mi domanderete, già annoiati dal mio vuoto a perdere. Di un combo di punkettoni, a cui viene in mente di avvicinarsi alle proprie radici. E quindi sì, irruenza, quella del "Domani non si sa", però con Dylan dalla propria parte. Ecco la digressione: ci penseranno anche gli Huskers in quegli anni ("She Floated Away" non è identica a "Sara" del poeta di Duluth?), e sempre nel 1987 siamo. D'altronde, alla produzione di "Sun Tunnels" vi è quello stesso Spot che aveva fatto le fortune iniziali del gruppo di Minneapolis (peraltro l' elenco di album in cui è accreditato impegnerebbe tutta la pagina, ma il giro lo sapete: SST e dintorni).
Ma non è questo il punctum, come al solito. E', pour moi, la scrittura. Come non rimanere affascinati dall'indolenza di "Floating Off to Greenland" o dalle visioni bucoliche di "Little Black Sunrise" (solo chitarra, basso e voce, pensando a Woody Guthrie)? Insomma, tra i primi a credere che per fare gli alternativi non è necessario anche fare un gran fracasso.
Numi tutelari: da una parte i Minutemen (la sezione ritmica ne è assolutamente debitrice), di cui riprendono la magnifica "Life as a Reharsal" ("Chasing a reason, refusing to resason, by listening to reason"). Dall'altra, come già detto, Dylan, e non solo per le somiglianze vocali. La cover, in questo caso, è: "You Ain't Going Nowhere". Il resto è una manciata di canzoni assolutamente valide, che Vi faranno comprendere come all'alt rock, di cui tanto si è cianciato negli ultimi anni, ci avevano già pensato questi tre quasi nerds da Austin. Buon divertimento (ed anche buona ricerca: il long playing uscì solo in vinile grazie alla Rabid Cat, ma a metà degli anni '90 ci sono state anche alcune ristampe in cd).
Quattro stelle da intendersi sette decimi.
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