Esco di casa quasi controvoglia, sabato sera, fa freddo, piove. Un'amica mi ha detto "vieni al Circolo degli Artisti stasera? C'è Greg Dulli con i Twilight Singers". Perché no? Dulli mi piace, è un rockettaro, mi piacciono gli Afterhours e ho apprezzato molto la sua collaborazione in Ballate. Merita la mia presenza, tra mezz'ora sarò li.
La strada è lucida, liscia, veloce, poche macchine, musica selezionata, il mio proiettile rosso sfreccia nel buio. Mi chiedo "Come stai ?" Ti dirò, non posso negartelo, tutto sommato sono felice. Ventisette minuti e sono lì, un'anima tra le tante. Lei mi aspetta lì davanti, in nero, sorride, sembra allegra. Il locale è piccolo e buio, una scatola piena di fumo. Il tempo di un paio di birre, due chiacchiere, ti trovo bene, quanto tempo, finalmente siamo riusciti a vederci per un concerto, si lo so non ho mai tempo, sai è il lavoro, questa città poi ti divora, ti ingoia, siamo tutti uguali in fondo, sempre di corsa, sempre distratti, sempre un po' persi.
Inizia...... entrano i Twilight Singers, sono in quattro, tipicamente americani anche nel loro essere differenti l'uno dall'altro, c'è un New Yorkese in giacca sgualcita, spettinato e faccia annoiata al piano, e un surfista californiano alla chitarra. Per ultimo entra Dulli, la controfigura di Dan Akroyd, un po' più grasso, camicia nera lucida sigaretta in bocca e bicchiere in mano. Tripudio totale e poi... bando alle ciance attaccano.
I'm Ready dall'ultimo album "Powder Burns", una botta di adrenalina pura, un suono pieno potente e pulito, ritmica tiratissima e dulli urla come un folle, strepitoso. Il primo pogo parte dopo un minuto e mezzo di concerto, un record, la sala è piccolissima e piena all'inverosimile, botte da orbi finisco quasi sul palco. L'amico Dulli si diverte e accelera mischiando con cura brani vecchi e nuovi e tenendo bene in pugno la situazione. E' uno che su quel palco ci sta in pantofole, è casa sua, se la spassa e ci fa godere, allunga i brani come vuole, assoli taglienti, potenti e lunghissimi, la chitarra nera brucia d'amore tra le sue mani. Il quinto brano ha un finale grandioso, il pubblico esplode. Dieci secondi di pausa e di buio e poi parte improvviso l'arpeggio metallico e distorto di Live With Me e nel fumo Dulli si avvicina al microfono e annuncia "Ladies and gentlemen..... Mister Mark Lanegan"... ed è lui, è proprio lui, è qui davanti a me, a due metri, si appoggia all'asta del microfono, occhi chiusi, e inizia mezz'ora da panico.
Lanegan non è un animale da palcoscenico, è schivo, è distante, è attaccato al microfono anche se sembra essere altrove, ma canta in modo incredibile, non ho mai sentito niente del genere dal vivo, la sua voce entra sotto la pelle della gente, si sentono battere i cuori, cinque ballate, blues morbido e fumoso, Dulli al suo fianco vibra, suda e fuma, Lanegan strappa l'anima a tutti e così come è giunto, all'improvviso si gira e se ne va. Siamo ancora senza fiato, ancora tutti ad occhi chiusi.
Ci risveglia lo zio Greg che attacca la strepitosa They Ride in versione più veloce e cattiva, e mi sorprende l'energia di quest'uomo, ha una forza, una rabbia in cuore che fanno impressione, suona con classe e violenza insieme e decisamente mi conquista. Quando tutto sembra stia per finire, riappare Mark Lanegan ed è di nuovo tripudio, arrivano vero la fine con una strepitosa Sideways In Riverse 10 volte più potente che in "Bubblegum", che provoca il delirio, la sala sembra crollare, la gente ha perso la testa. Chiusura in bellezza con The Lure Would Prove Too Much ballata scintillante e malinconica che indica la fine.
Grazie Roma Buona notte e Buon Natale grida Dulli sfinito. Ma sembra contento.
"Ho fatto bene a venire, nonostante la pioggia e il freddo. E' stato uno dei concerti più belli e sorprendenti dell'anno, sono felice" pensa l'uomo solitario nella sua macchina rossa mentre sfreccia nella notte sulle strade lucide di Roma.
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