Il caro Greg Dulli, frontman degli Afghan Whigs, non è mai stato tipo da amaca nel giardino e giornale. Tanto per non perdere l'abitudine ha dato vita al delicato progetto The Twilight Singers con il quale ha continuato a sviscerare quelle aree musicali tra il rock ed il soul (senza dimenticare una spolverata di elettronica) che già avevano impregnato il bellissimo "1965" degli Afgani. Nati nel 1997, i Twilight Singers pubblicano nel 2000 il loro primo lavoro intitolato "Twilight As Played By The Twilight Singers". Nel 2004 licenziano il loro secondo album, anticipandolo con l'uscita del singolo "Black Is The Colour Of My True Love's Hair". Forte di una copertina decisamente ammiccante, questo disco contiene esclusivamente cover, scelta alquanto rischiosa visti i non sempre onorevoli precedenti (vogliamo parlare di "The Spaghetti Incident"?). Dal lavoro di Dulli traspare l'amore per gli originali e lo sforzo evidente per cercare di far qualcosa di più del classico tributo a. La scaletta spazia da brani di Bjork, Fleetwood Mac, Nina Simone, Mary J. Blige, Gershwin (!), John Coltrane e Sua Maestà Marvin Gaye a quelli di Billie Holiday, Skip James e Hope Sandoval.
Sebbene alcuni pezzi siano decisamente più riusciti di altri non si può non notare il fascino quasi sessuale che traspare da una "Hyperballad" trasformata per l'occasione in un brano pop-rock che, con un delicato tappeto elettronico, amalgama le voci di Dulli e, manco a dirlo, di Mark Lanegan o da una "Real Love" che pare direttamente uscita dalle session di "Gentlemen" invece che dalla voce di Mary J. Blige. Coltrane sarebbe orgoglioso della versione jazzy-rock con tanto di assolo di chitarra distorta di "A Love Supreme", così bella che ci si ritrova a maledire Dulli per averla fatta durare soli due minuti senza avere il tempo di ammirare la perfezione del mix con la successiva "Please Stay (Once You Go Away)" impreziosita da una interpretazione emotiva che quasi la avvicina al pathos di "Debònair". La canzone che più emoziona è indubbiamente la composizione che rende omaggio a Nina Simone: la sua "Black Is The Colour Of My True Love's Hair" è praticamente una versione cantata di "Brother Woodrow/Closing Prayer". Ci sarebbero mille e mille parole da spendere sugli assoli che strappano le lacrime quasi ad ogni ascolto e sulle vette toccate dalla voce di Dulli, ma l'unico modo per rendere giustizia a questo capolavoro è ascoltarlo, magari due volte di fila, per poterne apprezzare appieno le sovraincisioni e le seconde voci che fanno di ogni canzone una piccola scoperta.
Tirando le somme, il voto è senz'altro 5 per tre motivi essenziali:
- è Greg;
- gli album di cover sono terreno sdrucciolevole e questo da solo è in grado di rivalutarne buona parte;
- è indiscutibilmente emozionante e la musica, al di là della sua bellezza o armoniosità, deve fare emozionare, ruolo che questo disco assolve in pieno.
Curiosità: la conclusiva "Summertime" vede alla chitarra Manuel Agnelli e pare averlo ispirato non poco per la sua "I milanesi ammazzano il sabato" dove l'amico Greg gli ricambia il favore.
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