Qui i casi sono due: o l'ispirazione dei The Used si è esaurita nel giro di un solo disco, oppure il gruppo è uno di quelli a cui piace nuotare in piscine di dollari stile Paperon de' Paperoni. E in nessuno dei due scenari i The Used fanno una bella figura.
Quando ho ascoltato "In Love And Death" non dico che mi aspettassi il capolavoro dell'anno, ma sicuramente qualcosa di buono dagli autori di un piccolo gioellino dell'"emo" come il loro Self-Titled sì.
E invece questo "In Love And Death" delude sotto ogni aspettativa: i nostri infatti hanno optato per un (prevedibile) alleggerimento del loro sound: fin qui niente di male. Il problema sorge quando si oltrepassa di qualche chilometro la linea della decenza, e si tira fuori un disco di pop/spazzatura, paragonabile ai grandi capolavori di Backstreet Boys e Blue (e non sto scherzando).
Il cantato in scream è ora praticamente assente, e al contempo il cantato melodico è diventato talmente ruffiano-zuccheroso-acuto-in falsetto da far sembrare la voce di Justin Timberlake potente e profonda.
Pop mascherato da emo: i The Used si allisciano le frangie, mettono in copertina un cuore impiccato, danno al loro capolavoro il nome "In Love And Death" e piazzano qualche urletto qua e la, e orde di emo-boys e emo-girls, convinti di acquistare un prodotto "alternativo", altro non fanno che finanziare il successo della più codarda tra le boyband. La produzione pompatissima, che fa sprofondare la batteria in un mare di melassa e aggiunge migliaia di effetti sonori in ogni secondo del disco, altro non fa che accentuare la ridondanza e melensità di questo terribile LP.
Chiudiamo con un barlumino di speranza per i loro lavori futuri: in mezzo a tutto questo schifo, si salvano il singoletto (ma veramente etto-etto-etto) "Take It Away", e l'unica canzone che ci ricorda che questi sono gli stessi The Used del self-titled e non sono gli N*Sync riuniti sotto un nuovo nome, la bella "I'm A Fake".
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