I Vaselines non hanno mai fatto la storia. Non sono mai entrati nel gotha dell'Indie Rock e non sono mai stati tacciati di originalità. Non hanno alcun talento ed ancor meno pretese. Da un rango così vasto di imperfezioni e da questo furore tardo adolescenziale, intriso di sconfitte, tutto ciò che si può trarre è "Dum-Dum".
Rilasciato agli inizi del 1989, l'album in questione è ad oggi l'unico full lenght della band di Edinburgo. All'interno di esso è rintracciabile una completa odissea nei meandri delle due decadi precedenti, passate al setaccio da un cannocchiale saturo di fuzz. Eugene Kelly e Frances McKee descrivono traiettorie Pop post moderne con la facilità propria dei perdenti. L'essere Pop va di pari passo con l'essere Naif. La loro melodia edulcolorata è popolare quanto poteva esserlo quella di eventuali The Pastels quindicenni. Si respira infantilità nei solchi di "Dum-Dum". Filastrocche al fulmicotone per bambini (troppo) cresciuti a pane e Punk. Spiccano tributi ad Iggy Pop & The Stooges ("Sex Sux (Amen)", "Dum-Dum"), ballate esistenziali senza futuro alcuno di matrice Velvet Underground ("No Hope") ed inni annoiati, di chiara derivazione Eighties, come "Lovecraft". Ciò che rimane non è altro che un lamento Indie Pop incastonato in brani brevi, ironici e beffardi ("The Day I Was A Horse" e "Oliver Twisted" possono essere abbastanza esplicative a riguardo).
Prima ancora di divenire infamosi i Vaselines si scioglieranno, salvo poi riformarsi definitivamente nel 2006 (da ricordare una precedente, qui sì, famosa reunion nel 1990). Riescono a toccare le corde del cuore ed i muscoli ad esso circostanti, spezzano la barriera emotiva a tal punto da farla incrociare con il piacere ludico fine a se stesso. Infettano l'ascoltatore con la loro ingenuità al sapore di Big Babol. Loro non ti abbandonano. I Vaselines non faranno mai la storia. Ma segnano dentro e non si fanno dimenticare.
Che aspettate a bruciare i vostri manuali di "Storia Della Musica"?
Carico i commenti... con calma