Ci sono due cose che mi sono sempre piaciute di Kurt Cobain, innanzitutto che è nato il mio stesso giorno e questo mi permette di vantarmi e non poco, anche se in maniera poco gratificata con le ragazze, poi che era un gran rock conoscenti. Tra le sue scoperte vi sono i Meat Puppets, i Pixies che diciamoci la verità prima che Cobain dichiarasse di amarli se li cacavano in pochini e poi i Vaselines.

I Vaselines era un gruppetto di due ragazzini scozzesi al secolo Frances McKee e Eugene Kelly, fondato nel 1986 che avevano giusto prodotto qualche EP e un LP. In tutto giusto una manciata di canzoni. Cobain cercò di rilanciarli, tanto da invitarli ad aprire il concerto dei Nirvana ad Edimburgo. Tentò di fare quello che fece Bukowski con John Fante. Pur avendo cotanto angelo custode i Vaselines non riuscirono a decollare nei cieli aurei del rock'n'roll. Sono sempre rimasti un cosidetto "culto" per pochi appassionati e feticisti dell'indie pop o come credo sia più esatto descrivere twee pop.

"The Way of the Vaselines" è una ben riuscita summa della loro produzione, una produzione distorta, dove sembra che la melodia si incastoni alla perfezione con un brusio ininterrotto dell'anima. Probabilmente sarebbe stato un disco amatissimo da un giovane Torless o da un giovane Holden. Diciamolo pure è un disco per eterni ragazzini anche un pò nerd. La produzione pur essendo un pò raffazzonata e la scrittura pur essendo un pò acerba riesce sempre e comunque ad entrare in contatto con il nostro fanciullino. Questo probabilmente colpì Cobain al punto che fece diverse cover dei nostri amati Vaselines. Le influenze sono chiarissime e vanno dai Jesus and Mary Chain ad un certo elettro pop cazzone sotto lo sfondo di una tipica new wave d'estrazione albionica. Ad un primo ascolto posso capire che i due scozzesi possano sembrare una sorta di Moldy Peaches ante-litteram ma ad un ascolto più profondo si può notare come la loro influenza vada oltre i momenti più melodici dei Nirvana e possa arrivare a quelli che secondo me sono i momenti migliori dei Belle & Sebastian. 

Ma cosa c'è nel profondo intimo di questo disco, credo che le descrizioni migliori aldilà dei nomi e delle etichette possa trovarsi nei fumosi pomeriggi scozzesi, nelle camerette con la carta da parati a pattern gialli e verdi, nella flebile voce della nonna che nonostante siamo già cresciuti si ostina a darci i biscotti al burro fatti da lei con le sue mani, una volta leggere e affusolate, ora solo grinzose e invecchiate. Quei pomeriggi persi a leggere consolanti romanzi di formazione o a fumare sigarette senza mai giungerne alla fine. Buttate a metà. Queste atmosfere si ritrovano in canzoni come "Molly's Lips", "Jesus Wants me for a Sunbeam", "No Hope". Poi si esce come sospesi per andare a cercare qualche libro usato o a chiamare alla cabina una ragazza che ci piace. Alla cabina perchè i soldi al cellulare sono finiti. Poi si ritorna a casa è l'ora di cena si inizia bevendo qualche birra per poi finire a berne anche 5-6. Si ritorna al disco e abbiamo voglia di ballare nella nostra cameretta. Giusto saltellare ed ecco che in nostro soccorso arriva "The day I was Horse", "Dum-Dum" e il capolavoro "Son of a Gun". E vi assicuro che la loro versione si un milione di anni luce migliore di quella dei Nirvana presente in "Incesticide". 

E la ragazza che amiamo anche se non è lì vicino a voi lo è lo stesso ce lo dicono i Vaselines: "sunshine is in my bedroom when you play". La mattina ci risvegliamo con la bocca arsa, dobbiamo andare al lavoro o a studiare e quei suoni ci accompagnano e non sappiamo più di che colore è la malinconia o che forma ha la gioia tutto grazie a queste canzoni si è ormai mischiato ed anche gli alberi del viale vicino casa sembrano abbassarsi per poter bere l'acqua che il cielo e la rugiada hanno buttato ai loro piedi non dalle radici ma con la loro bocca.

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