Ogni disco è un viaggio... Ogni viaggio ha un suono... Una musica (citando i Noir Désir). Ultimamente me ne sto convincendo davvero: cerco sempre di più l'accostamento viaggio-musica (o rumore).
Finn Andrews sostiene lo stesso, lo ha ribadito più volte nelle interviste.
Nei due dischi precedenti si era comunque capito.
In "The Runaway Found" il caro Finn ci porta a passeggio per le sue turbe giovanili.
Nel successivo "Nux Vomica" ci TRASCINA letteralmente per le sue turbe, mostrandoci tutte le crudeltà che non avevamo notato prima.
"Sun Gangs", terzo lavoro dei Veils, il peggiore secondo la critica (forse a ragione), il migliore secondo me, consiste in una sorta di uscita dalla giovane età oppure semplicemente l'accettazione di certe cose appartenenti ad essa.
Forse sono solamente un illuso incapace di rendersi conto che il suo pupillo ha fatto un disco del cazzo e allora cerca delle alte argomentazioni per non ammetterlo... Mai come in questo caso ho percepito il mio senso critico allo sfascio.
Ma come faccio a criticare questo lavoro? Da tre mesi mi porta alla pace interiore e riesce a zittire tutto questo mare in tempesta di un'adolescenza che sta dando le ultime mazzate prima della fine... E vi comprendo se dite che è poca cosa...
Ogni volta che parte "Sit Down by the Fire" mi salgono i brividi e sento il corpo abbandonarsi. Sono pronto per mettermi in cammino. "Sun Gangs" dipinge un immaginario fatto di pioggia e tuoni, sono lì, in mezzo a una piazza di paese provinciale, penso a... Qualcosa. Poi "The Letter", capisco che devo darmi un senso... Non posso continuare a camminare sotto la pioggia... Monto su una macchina e velocissimo mi lancio nella notte, mentre la pioggia aumenta a ritmo pauroso. "Kill By the Boom" è la colonna sonora del mio ingresso nella città, mi muovo in mezzo a palazzi e li contemplo... Tra poco sarò nella totale solitudine... Finn strilla sopra una base che ricorda un po' certi Radiohead.
"It Hits Deep" è interpretabile come l'inizio della seconda parte del mio viaggio... La macchina mi ha piantato su una highway fuori città e devo proseguire a piedi in mezzo al deserto sotto al sole cocente. La mia camminata pigra diventa una corsa sfrenata perché "Three Sisters" porta una pazzesca tempesta di sabbia e mi tocca scappare a più non posso se voglio salvarmi... La tempesta finisce e sono del tutto esausto, ma devo continuare ad avanzare... "The House She Live In" rappresenta i miei motivetti poco sobri che canto mentre continuo a camminare. Trovo un'oasi e ci faccio il bagno, mentre la soave melodia di "Scarecrow" mi rilassa mente e corpo.
Riprendo la marcia e so che il mio viaggio sta giungendo a compimento. Arriva "Larkspur", pezzo psichdelico, dove un Finn in versione Jim Morrison mi conduce da uno sciamano in grado di farmi raggiungere la catarsi e durante il processo rivivo tutta la mia sofferenza in maniera straniante. La conclusiva "Begin Again" dal deserto mi catapulta su una terra erbosa dall'aria fresca, Bretagna del Nord per l'appunto...
Qui passerò giornate splendide tra chitarra sulla spiaggia, prati e alcohol con amici e ragazze che conosco da una vita, ma da riscoprire perché trasfigurati dalla bruttezza del quotidiano...
Ed io, sarò davvero cresicuto?
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