È inutile che ci raccontiamo delle bugie enormi sul fatto che il rock semplice, intimista, velatamente malinconico non ci fa più nessun effetto. Non ha proprio utilità, a volte, dire che un certo tipo di rock è scopiazzato e super inflazionato.
Tanto più se il primo lamento soffocato, accompagnato da quattro accordi arpeggiati bene e da un timbro vocale interessante, ci precipitano nel primo music store.

Questo disco ha una gran classe.
Finn Andrews, frontman al limite dell’anoressia, riesce a comporre canzoni estremamente poetiche ed affascinanti.

See my love is asleep on the floor
In a pose that’s familiar
See my sun will just send you to war
If the battle won’t kill ya
(Lavinia)

Il rock dei Veils è malinconico, contorto, labirintico e tremendamente coinvolgente. Il disco presenta canzoni pop-rock classiche, ringhiate, veloci (More Heat Than Light), alternandole alle atmosfere più sognanti ed intricate (Talk Down The Girl), che guardano verso tutta quella schiera di artisti che prediligono queste qualità, quali Coldplay, JJ72, Sophia…
Proprio nelle parti più lente The Runaway Found si illumina, per rivelare la sua vera natura: un piccolo e malinconico gioiellino di fine inverno.

“Lavinia”, il singolo che li ha fatti conoscere ai più, è presente nell’album in una versione che è un vortice circolare senza confini precisi (quasi 6 minuti), resa molto meno aspra rispetto a quella in rotazione sui canali di musica in questi giorni: ammorbidita da riverberi diffusi, da un maggiore spazio riservato ai violini, ma soprattutto dalla voce del frontman meno urlata, segnata maggiormente, però, da un fortissimo accento neozelandese (Chaiinge= Change, Naiime= Name e così via).
Vicious Traditions, col suo crescendo, dettato dalla marcia “ad emergere dal buio” di basso e batteria, è il brano che vale da solo l’acquisto dell’ intero album. In quest’episodio, Finn, sembra quasi che parli in modo nervoso ad una persona che gli ha fatto del male, piùttosto che cantare, accompagnato da un arpeggio solare contrastante con quell’atmosfera che, per certi versi rende veramente nero l’album.

In mezzo a tanta roba “presa in prestito” da altre parti, il rock dei Veils riesce comunque a sorprendere per qualcosa di misterioso e contorto, appartenente ai brani, ma che ancora non si riesce a capire cos’è.

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