A tre anni dall’ultimo, ottimo “Time Stays, We Go” (e a due dall’infuocato live set al fiorentino Festival Di Massarella), tornano i The Veils del padre/padrone Finn Andrews, con la quinta opera battezzata “Total Depravity”.

Co-prodotto Adam Greenspan e Nick Launay (già al lavoro su “Nux Vomica” del 2006), il lavoro è stato anticipato dallo splendido singolo “Axolotl”; fiume di sonorità electro dominate da un Andrews in versione predicatore invasato, sarà inserito in un episodio dell’attesissima terza stagione di Twin Peaks (David Lynch è un grande fan della band, ed ha voluto anche che Andrews recitasse in una futura puntata). Il brano comprende anche la collaborazione con El-P dei Run The Jewels, anticipata da mesi.

Ad ogni album i Veils ci hanno abituati a repentini cambi di sound ed umore (di pari passo ai frequenti cambi di formazione), e anche questo disco non fa eccezione, optando stavolta per un sound molto cupo ed opprimente, che sovente richiama Nick Cave And The Bad Seeds ma sviluppando una personalità propria, perfettamente definita dal carisma e dalla camaleontica voce dell’istrionico frontman.

Superata l’apertura con il succitato singolo, le atmofere si fanno più fumose ed è il turno di due pezzi più rilassati come “A Bit On The Side” (morriconiana) e la bluesy “Low Lays The Devil”, prima dell’infuocato spoken word di “King Of Chrome”. “Swimming With The Crocodiles” e “Iodine & Iron” (splendida) sono ballad malate dall’incedere malinconico, ma feriscono come coltellate.

“Do Your Bones Glow At Night?” è l’unica concessione ad una (quasi) ariosa apertura pop, “House Of Spirits” sarebbe perfetta in un film di Tarantino mentre “Total Depravity” riprende curiosamente il discorso electro iniziato con l’opener, come a chiudere un cerchio.

“Total Depravity” è uno dei migliori dischi licenziati dai The Veils, lontanissimo dal grezzo alt rock del fondamentale esordio “The Runaway Found” (ed ancor più lontano dalle ambizioni da classicone della superhit “Lavinia”) ma compatto e coerente nella sua proposta. La strepitosa vocalità ed i testi malati di Finn Andrews rimangono la stella attorno alla quale il suono della band cresce e si assesta.

Miglior brano: King Of Chrome

Carico i commenti...  con calma