Al mio amico Roberto e a suo figlio Matteo...

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Matteo ha quindici anni ed è bello come il sole.

Però non esce mai dalla sua stanza. Non va più a scuola, non va più a calcio...

Ha un diario dove scrive cose immaginarie, quel che il mondo gli dice di dover essere e lui non è.

Tutta una serie di giornate inventate, fate conto...

Lunedì colazione con Alice, mercoledì cinema con gli amici. E' bello essere normali. Solo che poi accanto c'è scritto:“perché vivere ancora?”.

Chissà se si ricorda di quando non riusciva a dire le tabelline, di quando tutti giocavano da un'altra parte e lui correva disegnando cerchi come sorrisi...

Di quella volta che a scuola si è strappato i capelli...

Forse no, forse non si ricorda. Oppure si, ma è solo una sensazione. Cos'è la rabbia qualcuno lo sa? No, nessuno sa niente, nemmeno la psichiatra.

Anzi no, la psichiatra lo sa, ma solo un pochino.

E comunque è bello stare a casa, fumare quando non c'è nessuno, mangiare schifezze, vedere i film horror, oppure quelli coi tipi strani come lui...

La sua musica però è ancora meglio. E delle volte il babbo l'ascolta con lui. Fa ridere, perché lo fa col testo sotto, i rapper van troppo veloci.

Han fatto un patto: per ogni cinque pezzi rap un classico dei sixties. E, cazzo, funziona alla grande...

Ieri, per dire, hanno ascoltato Rock'n'roll dei Velvet Underground, una cosa buffa a pensarci, visto che “Rock'n'roll” racconta proprio la storia di Matteo.

Trallallà...

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