- Nella storia c’è un posto per noi. Non so quanto ci vorrà, ma credo che al massimo al terzo album faremo centro -. Queste sono, a grandi linee, le parole di Richard Ashcroft, ex-leader dei VERVE, rilasciate in un’intervista nel 1993. All’epoca, il cantante era soprannominato Mad Richard, ovvero “pazzo”. E se pazzo non lo fosse completamente, sicuramente leggermente spavaldo poteva sembrarlo, in particolar modo dopo la sua presuntuosa dichiarazione. Il problema, però, divenne tale per coloro che non credettero in lui o per chi, peggio ancora, lo prese in giro etichettandolo arrogante e poco maturo. Infatti, Capitan Rock (come lo ha denominato il suo amico Noel Gallagher), si dimostrò un ottimo veggente, tant’è che dopo l’esordio di A STORM IN HEAVEN (1993), un album di sperimentazione e con concentrati di psichedelica e shoegazing e il tentativo di orientamento più pop-rock registrato in A NORTHERN SOUL (1995)(album ben accettati dalla critica ma poco acclamati dal pubblico di massa), i VERVE hanno fatto il botto con URBAN HYMNS.
Uscito alla fine del Settembre del 1997 e prodotto dal genio di Chris Potter, gli “Inni Cittadini” non tradiscono le attese del titolo. La partenza è semplicemente orgasmica: BITTER SWEET SYMPHONY è probabilmente il miglior hit mai realizzato nell’ambito britpoppiano, un vero e proprio inno. Il secondo singolo è THE DRUGS DON’T WORK, una ballad-song d’amore melodica ed emozionante, da pelle d’oca. Importantissima e molto originale, nella maggior parte delle canzoni, l’innovazione dovuta all’ingresso dei violini tra i “monòtoni” bassi, chitarre e batterie che caratterizzano da sempre la strumentalizzazione del reparto rock. I temi dell’album, vissuti ed interpretati da Ashcroft, sono prevalentemente l’amore, la vita, la morte, gli eccessi e i sentimenti. L’atmosfera che si respira è malinconica e va a rispecchiarsi nello stato d’animo dello scarno (fisicamente) cantante dei Nostri. Tuttavia, in LUCKY MAN si respira una confortante aria di ottimismo e la voce stucchevole di Richard esprime al massimo la sensazione di essere diventato un uomo felice. URBAN HYMNS racchiude in se anche tentativi di elaborazione psichedelica con NEON WILDERNESS (dove le liriche appartengono al chitarrista Nick McCabe) e VELVET MORNING, esperimenti lievemente hard-rock e comunque decisamente molto aggressivi come THE ROLLING PEOPLE e COME ON e risoluzioni più pop con il quarto ed ultimo singolo, ovvero SONNET.
Ora, i Verve non esistono più. Nel 1999, l’elevato successo, lo stress, gli eccessi, le droghe e l’incompatibilità tra l’ego di Ashcroft e quello di McCabe hanno reso impossibile il proseguo di una delle più belle realtà rock nel panorama britannico e mondiale. Nonostante ciò, è bastato solo un album. Uno solo. E i Verve sono entrati di diritto nella storia. Proprio come diceva Richard dieci anni fa. Come in una favola. Malauguratamente, però, la fine non è stata lieta come avrebbero desiderato i loro fans…
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