I The Very End sono un giovane gruppo proveniente dalla Germania che con Vs. Life firmano il loro debutto. La loro formula musicale è tanto semplice quanto efficace: melodic death e half thrash/groove metal (leggi Pantera o Machine Head) fusi insieme e suonati con un'attitudine dannatamente moderna che emerge spesso nelle soluzioni vocali. Il cantante Bjorn Goosses riesce infatti a alternare con facilità impressionate growl, screaming e parti vocali in pulito. Il lavoro dei chitarristi oscilla tra parti ricche di groove e un lavoro solista che rimanda all'epoca d'oro del metal; la sezione ritmica è una vera macchina da guerra che guida il resto della band tra i vari cambi di tempo che caratterizzano il disco.
L'offerta del giovane quintetto tedesco è composta di 11 brani (più bonus track) concisi e diretti, ma non per questo semplici o scevri di contenuti musicali; spesso si assiste a un vero e proprio festival di riff e cambi di tempo e direzione musicale. Tanto per fare un esempio, provate ad ascoltare "Minus Everything": inizio arpeggiato quasi a intrapendere la strada di una ballata à la Nevermore, poi esplode in un lead di chitarra e si trasforma in un pezzo death metal con influenze progressive; molto bello il break centrale del pezzo. In alcuni casi questa sovrabbondanza si tramuta nel classico "troppo che stroppia", come accade su "Bleed Tomorrow" (che mette comunque a segno un ottimo chorus), e in maniera ancora più accentuata su "The Negative", dove si tende quasi a perdere il bandolo della matassa. Altro pezzo piuttosto complesso è "Stabwounds", che riesce comunque a mantenersi su ottimi livelli, grazie all'ottimo lavoro del singer e all'ottimo ritornello, che inizierete a cantare sotto la doccia subito dopo averlo ascoltato.
Tra i pezzi più diretti e di più facile assimilazione segnalo la stupenda "Sewn Eye Sleep", cantata quasi interamente in pulito, con un lavoro eccellente da parte della coppia di asce Bogdanski-Rummel. Sulla stessa scia si pongono anche la groovy "The Loss Theory" e la più brutale "Silencing", perfetto connubio tra death e thrash. Altre highlight del disco l'opener "Flatline", con l'assolo finale che sembra uscire dagli anni 80 (mi ricorda vagamente quello posto in apertura di "A Shot In The Dark" di Ozzy Osbourne), e la successiva "Death Ticket", pezzo distruttivo dalle linee vocali di facile assimilazione.
La produzione, davvero molto buona, si pone a metà strada tra moderno e classico riuscendo a far risaltare tutti gli strumenti. Il mastering è stato curato da sua maestà Dan Swano, quindi provare a muovere una critica è abbastanza inutile.
Un disco molto buono, certamente non perfetto, specie nella voglia di strafare che a tratti emerge; ma se il buongiorno si vede dal mattino, i The Very End avranno un futuro davvero radioso.
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